LANDINI: “NESSUN PARTITO MA CAMBIEREMO L’ITALIA PIU’ DI RENZI”

Non si tratta di una discesa in campo ma quasi. Maurizio Landini smentisce ancora una volta di essere lo Tsipras italiano, cioè l’uomo giusto per unire la sinistra e formare un progetto politico alternativo al Pd di Renzi, ormai spostato verso il centro, soprattutto se dovesse davvero fondare il Partito della Nazione (già bollato da molti come la nuova Dc). “Non voglio fare un partito – ha detto ieri il leader della Fiom a “Ballarò” – ma voglio dare voce a chi non è rappresentato. Faccio quello in cui credo e andrò in fondo”. L’idea è  quella di creare una “coalizione sociale” perché le condizioni di chi lavora e paga le tasse in questo Paese stanno peggiorando. In Parlamento sono rappresentate di più le imprese e i poteri forti, io vedo la necessità di rappresentare quel 50% di gente che non vota più perchè non si sente rappresentato”.

Una cautela legittima vista la fine che hanno fatto progetti simili, dalla “Sinistra Arcobaleno” a “Rivoluzione Sociale” di Antonio Ingroia sino stessa Sel, sempre più marginalizzata nell’arco costituzionale, soprattutto dopo l’arrivo del Movimento 5 Stelle e l’ascesa di Matteo Renzi. Più probabile (come ha osservato sull’Internazionale l’analista Micheal Braun) che Landini voglia coinvolgere il mondo delle “associazioni come Emergency, Arci e Libera per dare voce ai lavoratori, agli esclusi, ai precari”. Il problema è capire quale peso politico avrà la nuova realtà che secondo il sindacalista cambierà l’Italia più del governo.

Resta alta, intanto, la tensione con Susanna Camusso: “Il problema non è fondare una cosa e chiamarla partito oppure no – ha detto il segretario della Cgil – Si può chiamare movimento, associazione delle associazioni, si può chiamare anche birillo. Ma se si basa su un programma politico generale, e si va oltre la rappresentanza del mondo del lavoro, diventa oggettivamente una formazione di ordine politico. E questo, come Maurizio sa, non fa bene al sindacato e quindi nemmeno ai lavoratori”.”.