La svolta di Salvini: “A Roma voglio bene, Capitale ladrona solo nei palazzi”

“Roma è ancora ladrona ma solo nei palazzi. Non ce l’ho mica con il tassista o il giornalaio”. Matteo Salvini, arrivato nella Capitale per la manifestazione anti Renzi, è tornato sul più noto slogan dell’era bossiana. Quella dei fazzoletti verdi, della secessione e degli attacchi ai meridionali, accusati di mangiare sulle spalle del Nord. Ma i tempi sono cambiati e il Carroccio si prepara a occupare quella voragine apertasi nel centrodestra dopo l’uscita di scena del Pdl e la frattura all’interno del Pdl. Il percorso che porterà la Lega a diventare sempre più un partito di respiro nazionale è ormai imboccato, tanto che il segretario federale oggi può dire di voler bene “a Roma come a tutte le città di un’Italia bellissima che si sta cercando di svendere” e di puntare a piazzare un suo sindaco al Campidoglio.

Parole impensabili sino a qualche anno fa che ben descrivono la rivoluzione del dopo Bossi. Un’evoluzione naturale se si pensa che la maggior parte dei leader leghisti ormai occupa ruoli istituzionali da tempo. La svolta fa parte della stessa storia di Salvini che non parte da quella provincia settentrionale cui si rivolgeva la vecchia classe dirigente ma da Milano, città simbolo dell’unità nazionale e della resistenza e quindi da sempre freddina alle tentazioni indipendentiste provenienti da chi l’avrebbe voluta capitale della “Padania libera”. E infatti Salvini viaggia da nord a sud, non fa distinzioni fra “il nord che lavora” e i “terroni del sud” e mette nel mirino la politica del palazzi. I suoi rivali diventano allora un Renzi “autoritario ed eterodiretto”, Angelino Alfano e il sindaco Marino “che rappresenta una città che non a nulla a che fare con i centri sociali che occupano le chiese” (riferendosi a quanto avvenuto ieri), amministra una Capitale “intrisa di malaffare, guardate Buzzi e Mafia Capitale” e invitato a dimettersi se “dovessero esserci nuovi indagati”.

Ma è il premier il vero obiettivo del corteo di oggi, cui aderiranno anche diverse realtà di destra compresa quella radicale, “ha sbagliato tutto. Dice più Europa? E’ come dare il gelato a un diabetico. Alla Rai vuole prendersi tutto – prosegue – chiudendo le redazioni regionali e facendo un solo tg: vuole trasformarla in TeleRenzi. È autoritario e pericoloso: controlla ogni cosa ed è controllato da Bruxelles e da altri. Basta pensare che ha subito detto di essere d’accordo all’intesa di libero scambio tra Ue e Usa senza nemmeno averla letta. Sulle banche – aggiunge – vuole svendere gli unici istituti che funzionano e non dice nulla sui 7 miliardi spariti di Mps”.  La sfida è lanciata.