La Scala resta chiusa ai sauditi

Dopo un'estenuante polemica durata diversi giorni, ieri il Cda del teatro della Scala di Milano ha deciso: no all'ingresso dell'Arabia Saudita nel capitale, i soldi anticipati da Ryad verranno restituiti. A rendere nota la decisione è stato il sindaco della città meneghina, Giuseppe Sala, al termine del consiglio. Ma la vicenda lascia però degli strascichi politici.

Sala: “Comunicazione sbagliata”

Lo stesso primo cittadino milanese, intervistato a Centocittà, su Radio1, ammette che “abbiamo sbagliato comunicativamente tutti”. Poi spiega: “Il dialogo tra il sovrintendente Alexander Pereira e i sauditi nasce molto tempo prima e in tanti erano informati, anche il ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli: era ipotizzata una tournee in Arabia Saudita e io non ho nulla in contrario, visto che la Scala è andata in Russia quando era uno scandalo farlo”. Tuttavia, qualcosa di profondamente diverso, nell'ottica del sindaco, è l'entrata nell'organo direttivo della fondazione: “La nostra sensibilità ci dice che avere il ministro della Cultura dell'Arabia Saudita nel consiglio non è conveniente per noi: preferiamo avere aziende e questo è tutto”. In ogni caso l'accusa del sindaco si rivolge anche ai mezzi di comunicazione che avrebbero dato l'impressione di una “non gestione”: “Capisco che a chi si occupa di comunicazione piace dettare i tempi, ma la vita reale va in un altro modo: c'è un cda che era previsto riunirsi ieri e lo ha fatto nei tempi corretti”. Quanto al sovrintendente del Teatro alla Scala, Alexander Pereira “va avanti fino al 2020 e poi si vedrà: è notorio che siamo cercando un'alternativa ma non è un tema da porre adesso”, ha ribadito Sala, durante il programma su Radio 1. Pereira ha commesso, nella trattativa con i sauditi per l'ingresso del cda, secondo il primo cittadino “un'ingenuità”, che comunque “non è un tema sufficiente per il licenziamento”. L'interruzione del rapporto con Pereira in questo momento “ci porterebbe ad una causa da cui non usciremmo mai” ha sottolineato Sala.

Fontana: “Non si può cambiare la storia”

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, dal canto suo, sempre nel corso della trasmissione Centocittà, su Radio1, afferma che “nel Cda della Scala per tradizione non ci sono mai stati stranieri, gli unici erano i sovrintendenti. Se questo avviene è una scelta di fondo importante e va affrontata nel consiglio: non si può con un colpo di mano cambiare la storia di questo istituto“. Secondo l'esponente della Lega quella con i sauditi è stata un'operazione “sbagliata”. Il governatore è dell'avviso che “il fatto che addirittura eravamo arrivati a ricevere dei fondi” vuol dire “che qualche passo avanti era stato fatto: si stava facendo un assurdo colpo di mano“. Quanto alla non opportunità di far entrare uno Stato che non rispetta i diritti umani in un'istituzione culturale così importante per l'Italia, il governatore rimanda alle decisioni di Roma: “Se ci sono obiezioni di politica estera le può fare solo il Governo. E' il Governo italiano che mi deve dire se posso non posso avere rapporti con determinati Paesi”, ha concluso.