La Buona Scuola, partono le consultazioni pubbliche

 [cml_media_alt id='5109']renzi_scuola309[/cml_media_alt]Dopo i ripetuti annunci del governo va definitivamente on line la consultazione pubblica per la stesura collettiva  del programma “La Buona Scuola”.
Il progetto prende forma nel più ampio contesto del Patto Educativo, e punta a riformare la pubblica istruzione “con l’aiuto” dei cittadini: a partire da oggi e fino al 15 novembre, infatti, il Ministero animerà, grazie anche al supporto degli Uffici scolastici regionali, un grande dibattito pubblico sulle proposte già stilate dal Rapporto “La Buona Scuola”, piccolo pamphlet uscito il 3 settembre sul sito web “passodopopasso”.

I moduli da compilare sono disponibili su labuonascuola.gov.it, e si suddividono in tre sessioni: la prima contiene il questionario in cui i cittadini potranno rispondere ad alcune domande relative ai sei capitoli del Rapporto e uno spazio che permetterà di esprimersi liberamente su cosa si è apprezzato di più e cosa si vuole criticare ne “La Buona Scuola”; la seconda è intitolata “un grande dibattito diffuso” e è riservato alla pubblicazione delle conclusioni dei discussioni organizzate a scuola e sul proprio territorio. Ogni assemblea, consiglio o organizzazione che voglia discutere il Piano –come comitati di studenti, assemblee scolastiche, di professori o di classe- può scaricare il Kit per la consultazione offline e condividerne in rete le conclusioni.

La terza sessione, infine, vuole ospitare i dibattiti ad obiettivo, quelli per la raccolta di buone pratiche e proposte costruttive. Le aree di queste piattaforma sono disponibili per chiunque abbia idee, proposte, sperimentazioni in corso e progetti collegati al focus descritto. Ogni spazio ha un coordinatore e un gruppo di lavoro, mentre la data di consegna, unica, è quella del 15 novembre.
Ma non è finita qui, perché la consultazione sarà accompagnata da uno spot tv che andrà in onda a partire dal 22 settembre con l’obiettivo di sollecitare la partecipazione di tutti i cittadini. Perché, come afferma il Rapporto del governo, per fare la buona scuola “ci vuole un Paese intero”.