Italia male su disoccupazione, precarietà e sicurezza

La situazione del mercato del lavoro in Italia è “migliorata negli ultimi anni ma più lentamente che in altri Paesi”. Così l'Ocse nelle prospettive 2018 sull'Occupazione, dove si registra che l'occupazione della popolazione tra i 15 e i 74 anni è aumentata di 2,3 punti percentuali, arrivando al 50,9%. “Le proiezioni Ocse – prosegue l'organismo internazionale – suggeriscono che la tendenza positiva continuerà nei prossimi due anni“.

Non mancano però le preoccupazioni. Il tasso di disoccupazione in Italia è “sceso ma, all'11,2% nell'aprile 2018, rimane il terzo più alto tra i paesi dell'Ocse e 4,6 punti percentuali sopra il livello del 2008″: è quanto scrive l'Ocse aggiungendo che “i salari reali sono scesi dell'1,1% tra il quarto trimestre 2016 e il quarto trimestre 2017, rispetto a una medi Ocse del +0,6% nello stesso periodo”.

Problemi anche per quanto riguarda l'insicurezza lavorativa. “Non sorprende che – si legge ancora -, dato l'ancora elevato tasso di disoccupazione e l'incidenza di contratti a termine, il livello d'insicurezza nel mercato del lavoro (la probabilità di perdere il posto e restare senza reddito) sia il quarto più alto tra i Paesi Ocse, dopo Grecia, Spagna e Turchia”. “La stagnazione della produttività e una percentuale significativa di lavoratori a basso reddito con contratti temporanei e/o part-time involontario – aggiunge l'Ocse – contribuiscono a spiegare perché i salari reali in Italia scendano invece di risalire con la ripresa economica”. E non sorprende nemmeno, a questo punto, che in Italia “la povertà è aumentata: il 13,6% delle persone in età lavorativa vive in famiglie con un reddito inferiore al 50% del reddito medio. Erano il 10,7% nel 2006″.

Inoltre, prosegue l'Ocse nella scheda consacrata all'Italia delle Prospettive 2018 sull'Occupazione, il “divario occupazionale per i gruppi svantaggiati, come madri con figli, giovani, lavoratori anziani, stranieri e persone con disabilità parziali, è il quarto più alto tra i paesi Ocse ma è sceso un po’ negli ultimi dieci anni. Il divario tra i redditi da lavoro di genere è anch’esso superiore alla medi”.