Intesa M5s-Pd sulla legge elettorale, si punta al modello tedesco. Alfano: “Supereremo la soglia del 5%”

I partiti accelerano sulla legge elettorale, e a seguito degli incontri del Partito Democratico con le altre forze politiche, Matteo Renzi intravede un accordo sia con il Movimento di Beppe Grillo che con Berlusconi. Si va verso un modello tedesco, proporzionale, con una soglia di sbarramento al 5%. L’obiettivo dei tre maggiori partiti è difendere la soglia di sbarramento al 5%, anche se i capigruppo di Forza Italia lo vorrebbero all’8%. La possibilità di anticipare il voto al prossimo autunno penalizza Piazza Affari che chiude in rosso (Ftse Mib -2,01% a 20.7832 punti). Inoltre, votare a settembre consentirebbe ai parlamentari di maturare lo stesso la pensione.

Renzi: “Se tedesco è il modello tedesca sia anche la soglia”

Nella sua e-news, il segretario del Pd, Matteo Renzi, afferma: “La legge elettorale della Germania non è la mia preferita, anzi. Tuttavia in queste ore molti partiti tra quelli che hanno sostenuto il no al referendum la stanno indicando come proposta al Paese. Il Pd non ha i numeri da solo. Ma se dobbiamo andare sul modello tedesco che sia tedesco anche nella soglia di sbarramento al 5% (così da limitare il numero dei partitini in Parlamento). E che ci siano i nomi sulla scheda: voglio sapere almeno il nome e il cognome di chi voto”.

Alfano: “Non capisco la fretta di votare del Pd”

Non abbiamo posto una questione si soglia, ma di principio. Non abbiamo posto una questione di soglia perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5% se sarà questa. Ci sono tante altre forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato la disponibilità ad aggregare una coalizione, un raggruppamento liberal-popolare che supererà la soglia”. Così il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, alla Farnesina a margine della Conferenza sulla collaborazione tra Mae e arma dei Carabinieri. “Chiunque voterà la legge elettorale – aggiunge -, sa che voterà lo scioglimento delle Camere. Noi siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge ma non come oggetto di mercanzia per portare il paese alle urne in piena legge di stabilità“. “Rivolgo un appello al Pd prima della loro direzione: pensino all’Italia. Pensino al danno che questa impazienza può fare alla nostra economia e a quanti miliardi di Euro corrisponde il conto salato che si rischia di fare pagare all’economia italiana per l’impazienza di rientrare a Palazzo Chigi, un’impazienza che ha un costo salatissimo“, afferma il ministro, facendo riferimento alla corsa al voto del segretario Pd, Matteo Renzi, senza nominarlo. “Noi siamo disponibili a dare una mano di aiuto sulla legge elettorale”, aggiunge Alfano, precisando di non capire “l’impazienza del Partito democratico di portare l’Italia alle urne tre o quattro mesi prima“. Perché tutta questa fretta da parte del Pd di tornare a palazzo Chigi, si è quindi chiesto Alfano: “sono già a Palazzo Chigi. Quindi, è solo un problema di persone?”.

I 5 Stelle: “Alle urne a settembre”

Si parla dunque di elezioni a settembre, e alcuni esponenti del Movimento di Grillo hanno collegato questo tema a quello delle pensioni dei parlamentari. Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto e tra i leader del M5S, ha scritto nei giorni scorsi su Facebook: “Noi vogliamo andare al voto il prima possibile, prima che i parlamentari prendano il vitalizio, ovvero prima del 15 settembre”. Più specifico il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che a margine di un’iniziativa a sostegno del candidato sindaco di Palermo del M5s, Ugo Forello, avrebbe dichiarato: “Se faranno partecipare il M5s alla stesura della legge elettorale abbiamo la certezza che si andrà a votare il prima possibile e io propongo il 14 settembre, il giorno prima che i parlamentari maturino la pensione”. Sia Casaleggio che Di Maio sembrano intendere che, se si andasse al voto subito prima del 15 settembre, gli attuali parlamentari non maturerebbero la pensione. Ma non è così.

Voto in autunno consente la pensione ai parlamentari

Tuttavia, il voto a settembre consentirebbe ai parlamentari che sono alla prima legislatura di maturare comunque la pensione. Per evitare ciò, si dovrebbe andare al voto non più tardi del 26 agosto. Infatti, nel diritto pubblico italiano vige il principio della così detta “prorogatio”. Ovvero, per evitare vuoti di potere, un organo decaduto rimane in carica fino a che non gli subentra quello successivo. Nel caso del Parlamento, le Camere decadono quando vengono sciolte ma restano in carica fino alla prima riunione di quelle successive. I membri del Parlamento precedente, restando in carica, ricevono dunque le indennità, pagano i contributi e maturano la pensione anche nel tempo intermedio. In base all’articolo 61 della Costituzione, poi, “la prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”. Dunque la certezza di non far maturare le pensioni, sottratti 20 giorni dalla data del 15 settembre, si avrebbe votando la fine di agosto. Ma i venti giorni sono un termine massimo: si potrebbe ipotizzare che i tempi effettivi siano inferiori, e che anche votando a ridosso del 15 settembre si riesca a non far maturare le pensioni parlamentari.