India, rinviato l’appello dei due italiani in arresto

Solo una settimana fa la autorità indiane avevano promesso  di trattare il caso “in via d’urgenza”. Oggi però la corte suprema ha posticipato l’esame del ricorso di Tomaso Bruno ed Elisabetta Bnocompagni, i due italiani condannati all’ergastolo per omicidio. “Mancanza di tempo” è la motivazione ufficiale. I giudici avevano fissato il caso dei due connazionali in data odierna con numero d’ordine 17, ma sono riusciti ad esaminare solo sei casi.

Prima dell’avvio delle udienze, gli avvocati di Bruno e Boncompagni hanno sollecitato la Corte ad anticipare il processo ricordando la priorità del caso, visto il coinvolgimento di due stranieri. Ma i giudici (Anil R.Dave e Kurian Joseph) hanno preferito rispettare l’ordine stabilito dal calendario odierno. La causa slitta ora al prossimo martedì. In aula erano presenti l’ambasciatore d’Italia a New Delhi, Daniele Mancini, e Marina Maurizio, madre dell’albenganese Tomaso.

Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni sono detenuti in India da quattro anni accusati e poi condannati per l’omicidio del loro amico Francesco Montis.  Nel 2010 i tre decidono di partire dopo un periodo di lavoro a Londra, dove si erano conosciuti. Il 4 febbraiio Francesco non si sente bene: soffre spesso di salute, racconterà poi la madre a i giudici uindiani. Tomaso ed Elisabetta decidono di lasciarlo nell’albergo di Varanasi dove alloggiano, il Budda. Rientrati la sera in hotel trovano l’amico in condizioni allarmamnti, tanto da chiamare i soccorsi. Francesco morirà in ospedale poche ore dopo. L’esame dell’autopsia stabilirà come causa del decesso un ematoma subracnoideo e la contusione della trachea: segni inconfutabili, ad avviso della Corte indiana, di un omicidio.