Inchiesta Consip, Tiziano Renzi si difende: “Mai chiesto soldi, voglio essere interrogato”

“Non ho mai chiesto soldi. Non li ho mai presi. Mai. E credo che i magistrati abbiano tutti gli strumenti per verificarlo. Non vedo l’ora che venga fuori la verità: voglio essere interrogato, voglio che verifichino tutto di me, non ho nulla da nascondere. Nulla”. Tiziano Renzi, indagato nell’ambito dell’inchiesta su Consip, smentisce così il presunto incontro a tre fra il padre dell’ex premier, l’imprenditore Alfredo Romeo e Carlo Russo, di cui Alfredo Mazzei ha parlato in un’intervista a Repubblica.

“Non ho mai fatto cene segrete in bettole in vita mia, come scrive qualcuno – ha spiegato -. Conosco effettivamente Carlo Russo, del cui figlio sono padrino di battesimo, ma leggo cose sui giornali di cui non so assolutamente nulla. Mi sembra di vivere in un incubo”. Una volta chiarita la vicenda Renzi Senior spera che “ci sarà lo stesso spazio sui giornali che c’è oggi. Vivo perché i miei nipoti sappiano che io sono quello che hanno sempre conosciuto e non ciò che i giornali scrivono oggi”.

Mazzei, commercialista ed esponente del Pd napoletano, ha rivelato che fu Romeo a parlargli dell’incontro a tre. “Mi riferì che si videro in una sorta di ‘bettola’, una trattoria senza pretese. Non avevano interesse a farsi vedere. E da quel che ricordo, Romeo entrò nel locale in maniera assai defilata. Mi raccontò che entrò da un ingresso riservato, attraverso il cortile di un palazzo che aveva due uscite”. Sull’esito dell’incontro “Romeo – dice Mazzei – disse qualcosa che aveva questo senso: ‘Hai capito quei due…?'”. Alla domanda se si parlò di soldi e di appalti, il commercialista napoletano ha replicato: “Non posso saperlo. Ma ebbi l’impressione che quella cena riservata servisse proprio a parlare di strategie”. Sul progetto di Romeo di acquistare l’Unità, Mazzei ha aggiunto: “Effettivamente ci pensò, me ne parlò. Mi disse che gli avevano fatto balenare questa idea e chiedeva un consiglio. Io, che faccio il commercialista, gli feci presente con onestà che si trattava di una situazione problematica. Non so se Russo sia stato veicolo di questa idea. Ma per quello che posso immaginare, ripeto ciò che ho detto ai pm, l’assetto di un giornale come l’Unità dipende esclusivamente dalla direzione nazionale del partito”.