Il “no” di Toninelli alla maxi-fusione Anas-FS

Un altro “no” dal governo gialloverde alla fusione tra Anas e Ferrovie di Stato. Ci aveva pensato già il sottosegretario ai trasporti, Armando Siri, a bocciare il progetto fortemente voluto dall'esecutivo Gentiloni. L'esponente leghista aveva ribadito la necessità di “fare marcia indietro” dicendosi contrario all'operazione perchè “si tratta di una scelta che non discende da un disegno di politica industriale, quanto dall'ennesima vicenda in cui si privilegia un aspetto finanziario”. Per il sottosegretario ai Trasporti, “il compito di Ferrovie resta fare funzionare bene i treni, a cominciare dal trasporto locale che versa in condizioni di grave inefficienza, mentre quello di Anas è preoccuparsi della manutenzione corretta e puntuale delle strade. Non si vede la ragione per cui Ferrovie debba caricarsi di una serie di costi derivanti da Anas, con il rischio, tra l’altro di accollarsi tutto il contenzioso che pende sul bilancio di Anas”.

Governo unito

Sullo stop alla maxi-fusione c'è una piena sintonia tra Lega e Movimento Cinque Stelle. Difatti, dopo la presa di posizione di Siri, sono arrivate ieri anche le parole del ministro Toninelli: “è certamente sbagliata perché è stata fatta senza capire perché”, ha detto l'esponente pentastellato ieri alla Camera. Una pronuncia che arriva nello stesso giorno in cui sulla vicenda si era espresso lo stesso vicepremier Di Maio in un'intervista a La7 in cui aveva detto che l'operazione “deve essere fermata”. Una linea condivisa anche da Matteo Salvini e ribadita nella sua intervista di ieri a Marco Galluzzo sul “Corriere della Sera”: “per quanto riguarda Fs e Anas”, ha detto il ministro dell'Interno, “credo che chi fa i treni deve fare i treni e chi si occupa di strade deve fare le strade, però ne parleremo”. Il via libera alla fusione tra Anas e FS era stato dato l'11 dicembre del 2017 con i decreti firmati da Pier Carlo Padoan, ex titolare del Mef, e Graziano Delrio, ministro dei Trasporti dell'epoca. Le dichiarazioni di oggi di Toninelli e degli altri rappresentanti del nuovo governo mettono in discussione la realizzazione del matrimonio delle infrastrutture fortemente voluta, invece, dagli esecutivi precedenti.