Il mare sporco d’Italia. Legambiente: “Ecco dove non fare il bagno”

Gli impianti di depurazione delle acque in Italia mancano o funzionano male. Il risultato? Il nostro mare è inquinato. Lo rileva Legambiente, dopo aver analizzato 260 campioni di acqua provenienti da tutto il Paese. In più di un terzo, cioè nel 40 per cento, sono state riscontrate cariche batteriche elevate.

Le regioni che non investono per pulire il mare

La situazione generale è drammatica e fa dell’Italia il fanalino di coda in Europa per numero di depuratori che filtrano gli scarichi in mare. Le condizioni peggiori sono quelle delle acque del Sud, in particolare di Lazio, Calabria, Campania e Sicilia. I punti critici individuati da Legambiente sono otto nel Lazio, sette in Calabria, cinque in Sicilia e Campania.

Il dato più preoccupante che li riguarda è rappresentato dai mancati miglioramenti registrati negli ultimi 5 anni, dato che le regioni in questione non hanno fatto alcun investimento per migliorare la qualità delle loro acque.

Bene Sardegna e Puglia

I risultati migliori si registrano in Sardegna, con sole cinque situazioni critiche rilevate complessivamente in tutta la regione. A seguire la Puglia, che conferma i progressi dello scorso anno.

Per le sue rilevazioni, Goletta Verde ha usato parametri microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e ha considerato come inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori.

Poca informazione

Legambiente denuncia infine che spesso le autorità preposte segnalano i divieti di balneazione, ma in proposito pochi conoscono regole e rischi.  “I cittadini – spiega Serena Carpentieri, responsabile campagne di Legambiente – continuano a navigare in un mare di disinformazione. Così come in buona parte d’Italia, stenta ancora a decollare un sistema davvero integrato tra i vari enti preposti per fornire informazioni chiare. I tecnici di Goletta Verde hanno avvistato solo 16 di questi cartelli informativi, presenti solo nel 9 per cento dei punti”.

Per quel che riguarda invece i cartelli di divieto di balneazione – conclude la Carpentieri – “dei 91 punti vietati alla balneazione dalle autorità competenti, solo 23 presentano un cartello di divieto di balneazione. Nel 10 per cento dei casi dove i cartelli di divieto sono assenti, troviamo una presenza media o alta di persone che, ignare, fanno il bagno“.