IL CENTRODESTRA SI SCONTRA (ANCHE) SULLE PRIMARIE

Un centrodestra spaccato, parcellizzato, disunito deve scegliere chi sarà l’anti-Renzi. Missione non facile, dopo anni di egemonia berlusconiana; e non tanto per le diatribe interne allo schieramento moderato, quanto piuttosto per lo scollamento dell’elettorato che, a mano a mano, ha ridotto il patrimonio di voti che aveva l’aveva portato, anni fa, ad avere una maggioranza bulgara (poi sciupata) in Parlamento.

E allora come scegliere? Salvini sfida Berlusconi e chiede apertamente le primarie. Ieri il leader di Forza Italia con una nota aveva chiuso – o immaginava di averlo fatto – il dibattito sempre più acceso nel centrodestra sulle modalità di scelta dei candidati alle comunali del 2016 e, magari, di un eventuale voto anticipato. Oggi, il giovane segretario del Carroccio lo riapre, riaccendendo l’entusiasmo degli alleati più “piccoli” e di qualche “eretico” forzista.

“Meglio gli accordi tra partiti politici”, ha scritto ieri il Cavaliere. E Salvini sembra riferirsi proprio a queste parole quando spiega che “non è più tempo di decidere le candidature nel buio di qualche stanza”. “Mentre la sinistra scappa perché ha paura del confronto con i cittadini e rinuncia alle primarie – aggiunge – sarebbe un bel segnale andare in contropiede e chiedere agli italiani chi deve sfidare Renzi”. Ma la sfida è rivolta soprattutto alla scelta dei candidati sindaci delle città dove si voterà il prossimo anno. E tra queste ci sono Milano, Napoli e Bologna. “Scelgono i cittadini. A Milano? Ovunque, da Cernusco sul Naviglio a qualunque Comune che va al voto anche perché la Lega ha uomini, donne e progetti all’altezza e graditi ai cittadini”, sottolinea Salvini.

L’ipotesi di primarie ha già mandato in fibrillazione il centrodestra. Tra gli azzurri Renato Brunetta e Giovanni Toti non nascondono di essere favorevoli ad una “competizione di coalizione”, seppure come “extrema ratio” per trovare una quadra tra gli alleati. E per una volta si trova d’accordo con Raffaele Fitto, l’ex collega di partito ed ora leader di Conservatori e Riformisti che benedice l’idea di Salvini (“Bene, ora parliamo di contenuti”) e suggerisce di seguire il “modello del Partito Repubblicano americano, che le primarie le fa”.

E’ proprio questo il punto: tra i forzisti molti non si fidano della Lega. Le primarie a Matteo Salvini stanno bene a livello locale per scegliere i sindaci – spiegano fonti interne – ma a livello nazionale alla fine si tirerà indietro perché contro Berlusconi non vincerebbe. Nel partito viene vista particolarmente male l’eccessiva intraprendenza del segretario leghista, specialmente nelle ultime settimane: la proposta di una “serrata d’opposizione” di tre giorni contro il governo Renzi annunciata senza prima consultare gli alleati, la candidatura autonoma di un leghista per Bologna, gli attacchi alla Chiesa fatti senza tener conto dell’elettorato cattolico di Forza Italia. Tutte prese di posizione completamente indipendenti che – è il ragionamento – vanno a scontrarsi con una logica di coalizione.

Insomma, finita l’era aurea di Berlusconi e in mancanza di un’alternativa capace di aggregare l’intera area, il centrodestra si avvia all’ennesimo scontro che, come in un gioco elettronico, non uccide il protagonista ma lo divide in sezioni sempre più piccole, che d sole non riescono a superare il “livello”. Se alla parola livello sostituiamo “elezioni”, anche un bambino capirebbe a quale scenario si va incontro continuando così.