Il centrodestra pensa al dopo Berlusconi. Salvini si fa avanti

Silvio Berlusconi continua a ripetere che quando avrà finito di scontare la condanna per il caso Mediaset Forza Italia tornerà a volare. Ma i propositi dell’ex premier non possono nascondere lo sfacelo del centrodestra italiano. Una realtà legata per venti anni alle fortune (economiche e giudiziarie) del suo leader assoluto e che non è stata in grado di partorire un progetto politico autonomo. L’anomalia tutta italiana è proprio questa: a oggi non esiste una casa dei moderati alternativa a quella costruita da Berlusconi. E’ il sintomo di un fallimento totale e la riprova di quanto l’ombra dell’ex Cavaliere abbia pesato sul cammino per la costruzione di una destra moderna, con un’identità precisa. Il vuoto generato dall’assenza del capo ha spinto le altre forze politiche a lanciare una vera e propria opa sull’elettorato di centrodestra. Lo ha fatto Renzi, parlando di riduzione delle tasse, di tutela delle imprese e di riforma del Lavoro.

E lo ha fatto anche Grillo con le sue sparate su immigrati e sicurezza. Temi cari ad almeno il 50% degli italiani e quindi buone per accaparrarsene le preferenze. Ma la mancanza di un progetto alternativo a quello del Pd rischia di trasformare i prossimi anni in un monocolore stile Dc. Per ricostruire occorrono idee e uomini che sappiano raccogliere le istanze di rinnovamento provenienti dai cittadini. Chi sembra aver interpretato meglio questo sentimento è Matteo Salvini, non a caso indicato da Berlusconi come suo successore. E’ giovane e sa comprendere le esigenze di cambiamento degli elettori. La rivoluzione portata all’interno della Lega Nord ne è la dimostrazione pratica. Non più un partito megafono della questione settentrionale, ma schieramento attento alle problematiche di tutto il Paese. Salvini sa che per diventare leader del centrodestra deve oltrepassare il Rubicone e scrollarsi di dosso il passato. Così, messi da parte i fazzoletti verdi e i progetti secessionisti la Lega si presenta come una forza realmente di destra e non più schiava della geografia. I risultati delle ultime regionali sono lì a dimostrarlo: la Lega non solo non ha perso voti al Nord ma ne ha guadagnati in altri territori. Non è un caso che Salvini adesso parli di possibili candidati leghisti per il Campidoglio e per altre realtà del Centrosud. Un svolta che forse potrà dare un nuovo orizzonte al centrodestra.

Le alternative, per il momento, mancano. Forza Italia non ha, in questo momento, l’energia e le risorse sufficienti per pensare a un dopo Berlusconi. Un peccato se si pensa al peso elettorale che gli azzurri ancora hanno in tutta Italia. Ed è difficile che il progetto di Raffaele Fitto possa decollare. La parola rinnovamento in via dell’Umiltà sembra essere sconosciuta; la corrente che fa capo al presidente è ancora troppo forte perché i giovani possano prendere il sopravvento. E la possibilità di indire primarie per il rinnovo della classe dirigente si scontra con le resistenze della vecchia guardia, capeggiata da Berlusconi. L’incapacità di evolversi nasconde un vizio di fondo: Forza Italia è nata come estensione dell’ex Cavaliere e si identifica con lui. Non solo, ma Berlusconi (come ha ricordato negli ultimi infuocati uffici di presidenza) è ancora il principale finanziatore degli azzurri. Una carta che il presidente si gioca sempre quando tra i suoi monta il mal di pancia. Il messaggio di fondo è chiaro: “Volete cambiare? Benissimo, cominciate a ripianare i debiti”; monito che blocca sul nascere ogni lamentela e mette di fatto in fuori gioco Fitto e i suoi compagni di corrente. E anche la dimostrazione di quanto Forza Italia non sia mai stato un partito ma un grande comitato elettorale indissolubilmente legato al suo creatore.