“Il biologico qualifica il Made in Italy”

L'approvazione alla Camera della Legge sul biologico e il suo iter di conversione al Senato sono l'occasione per uscire da alcuni luoghi comuni che caratterizzano la discussione sul comparto: non si tratta più di un settore di nicchia, ma è ormai la scelta di imprese che rappresentano una quota rilevante di Made in Italy“. Lo ha dichiarato Maria Chiara Gadda, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera e promotrice della legge sul biologico, nel corso del convegno “Biologico, una scelta di campo”, presso la Sala del Refettorio della Camera, a cui hanno presenziato il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il sottosegretario Franco Manzato e il presidente della Commissione Agricoltura, Filippo Gallinella.

“No alla contrapposizione tra biologico e convenzionale”

“Il metodo ed il comparto biologico – spiega Gadda – sono entrati nella fase di maturità. La crescita dei dati relativi al settore sono, in termini di consumo, di export e di incremento di Sau, incontrovertibili. Esiste già una precisa regolamentazione a livello comunitario sulle produzioni biologiche, mentre l'obiettivo della legge italiana, invece, è quello di inserire questo settore produttivo in un piano strategico, dotare il sistema di strumenti che garantiscano risorse per la ricerca, promuovano aggregazioni di prodotto e di produttori, saldino in modo virtuoso il rapporto tra territorio e produzioni biologiche affinchè questo comparto diventi volano di sviluppo. Non c'è dunque nessuna volontà di contrapporre agricoltura convenzionale e biologica, ma di affrontare insieme la sfida della sostenibilità delle produzioni”. Gadda ci tiene a sottolineare di non avere “alcuna vena polemica” e invita ad “uscire dai luoghi comuni, con la certezza che il comparto biologico in questa fase storica, maggiormente che in passato, qualifica il Made in Italy ed è occasione di rilancio sostenibile delle nostre comunità”. La deputata Pd ritiene “sia anche sbagliata la guerra di religione che contrappone metodo biologico e il cosiddetto convenzionale. La sfida comune è la riduzione della chimica nel suolo attraverso la ricerca e l'innovazione. Allo stesso tempo – conclude la Gadda – è necessario rispondere alle esigenze dei cittadini, che con le loro scelte premiano le imprese in grado di offrire prodotti sani e di qualità, e che fanno della sostenibilità ambientale e sociale una leva di vantaggio competitivo”.