Gravi minacce di morte al reporter antimafia Paolo Borrometi

Una nuova gravissima minaccia nei confronti di Paolo Borrometi, giovane giornalista siciliano da anni nel mirino della mafia per la sua attività di reporter d'inchiesta contro le attività della criminalità organizzata. Un messaggio minatorio che, in siciliano, recitava “Picca nai”. Letteralmente “Poco ne hai” ma, tradotto in linguaggio comune, con un significato ben più agghiacciante: “Ti è rimasto poco tempo”.

Minaccia

Un testo breve, contenuto in una delle tre buste recapitate presso la sede romana di Tv 2000 e composto con ritagli di giornale: una chiara minaccia di morte che il reporter ha denunciato ai Carabinieri in forma di querela, nella quale ha riportato nei dettagli la consegna e l'apertura del plico. Borrometi è ospite fisso una volta a settimana del programma “L'Ora Solare”, trasmesso su Tv2000: ed è proprio nella portineria dello stabile dove si trova la redazione che il messaggio è stato recapitato in forma di anonimato e accompagnato da tre chiodi. Alle manifestazioni di solidarietà da parte dei colleghi e agli organi di categoria (su tutti la Fnsi) si è aggiunta, secondo quanto appreso da In Terris, quella del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha espresso al reporter la sua personale vicinanza e quella del governo. 

Una vita sotto scorta

L'ennesimo episodio che vede vittima il 35enne giornalista modicano, da cinque anni costretto a vivere sotto scorta per i suoi scritti “scomodi” volti a smascherare i contatti fra clan e politica. Attività che ha proseguito, nonosante la difficile vita condotta sotto il programma di protezione e le continue minacce subite (oltre alla rivelata notizia, grazie ad alcune intercettazioni della Procura di Catania, di un fallito attentato nei suoi confronti), con un'intensa produzione scritta, fra articoli, libri (l'ultimo dei quali, Un morto ogni tanto, pubblicato recentemente) ed editoriali su importanti testate nazionali. In una recente intervista concessa a In Terris, aveva affermato di non sentirsi un eroe civile ma di essere “semplicemente un ragazzo che difende il sogno di fare il giornalista e cerca di essere utile alla Sicilia, la sua terra”.

I precedenti

Già nel recente passato, Paolo Borrometi è stato oggetto di gravi minacce e, in alcuni casi, aggressioni per la sua attività giornalistica. Già nel 2014, aveva raccontato, era rimasto vittima di un pestaggio dal quale aveva riportato una seria frattura in più parti alla spalla e, nello stesso anno, vi era stato un tentativo d'incendio alla casa dei suoi genitori, dove si trovava. Dopo quel tentativo di ledere alla sua persona, aveva ricevuto una chiamata da parte del Questore e del comandante dei Carabinieri, i quali lo inserirono nel programma di protezione ritenendo la sua vita in grave pericolo. Da quel momento è iniziata la sua vita sotto scorta, durante la quale si sono susseguite, in più occasioni, lettere e altri messaggi d'intimidazione. Nell'aprile del 2018, la Procura di Catania aveva reso nota l'esistenza di un piano per ucciderlo con un'autobomba.

Don Buonaiuto: “Solidarietà e vicinanza”

Solidarietà e vicinanza a Paolo Borrometi, giornalista coraggioso che da anni lotta contro la mafia siciliana senza arrendersi nonostante le gravissime minacce di morte che subisce –  ha commentato don Aldo Buonaiuto, direttore editoriale di In Terris –  Il sostegno e l’affetto a Borrometi deve essere quello di tutta l’Italia fatta di gente perbene che crede nel valore della legalità e della giustizia. Lo Stato faccia sentire la propria vicinanza ad un giornalista che Cosa Nostra ha condannato a morte, così come deve essere solidale la politica e chiunque si professi libero e onesto”.