Giallo sulla norma che riduce i poteri dell’Anac, Cantone: “Sono preoccupato”

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“È il segnale che c’è chi, nei palazzi qua intorno, sta seriamente pensando di ridimensionare l’Anac“. Raffaele Cantone, in un colloquio riportato da Repubblica, manifesta “tensione e allarme” per la modifica al codice degli appalti che ha soppresso il potere dell’Autorità anticorruzione di inviare alle imprese appaltanti una “raccomandazione vincolante” in caso di gravi anomalie.

“Sono perplesso e preoccupato da questa vicenda nel suo complesso – dice -, non solo per la norma specifica in sé, ma per come è emersa questa scelta, all’insaputa del Parlamento, perché fatta in questo modo diventa un segnale negativo, quasi un atto ostile nei nostri confronti”. Le domande che si fa Cantone sono tante, scrive il quotidiano: “Chi è stato?”, “perché lo ha fatto?”, e “perché ha agito così di nascosto?”. “Nessuno può pensare che ci siano stati degli abusi – è il ragionamento di Cantone -, per la semplice ragione che questa norma non è mai stata utilizzata“.

Tra i primi ad accorgersene c’è stato il senatore che ha seguito il provvedimento da relatore in commissione Lavori pubblici, Stefano Esposito, Pd. Le reazioni non si sono fatte attendere. Da Washington il premier Paolo Gentiloni si è messo subito in contatto con Cantone. Poco dopo Palazzo Chigi ha diffuso una nota assicurando che non c’è “nessuna volontà politica di ridimensionare i poteri Anac“: sarà posto rimedio “in maniera inequivocabile” già nella conversione della manovra correttiva.

Cantone ha preso atto positivamente dell’impegno politico assunto, ma dall’Anac filtra perplessità per il fatto che la norma non sia stata oggetto di confronto in Parlamento. In effetti, la riforma del Codice appalti è stata approvata nel 2016 con il vincolo di una revisione un anno dopo. Cosa che si è fatta con un testo correttivo. Ma alle Camere, nelle commissioni competenti, di abrogare la norma su Anac non si è mai parlato, ha assicurato Esposito. Qualche dubbio lo aveva espresso il parere del Consiglio di Stato. Sta di fatto che la modifica spunta dopo l’iter parlamentare e dopo l’ok del Cdm. Il testo era ormai pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. “Mi auguro – afferma Esposito – sia un mero errore materiale da parte degli uffici di Palazzo Chigi. Quel comma va reintrodotto, è un punto qualificante per prevenire casi di corruzione”.