Fisco: addio scontrini, sull’Iva rischio stangata nel 2016

Addio agli scontrini fiscali. Nel fisco del futuro non serviranno più gli attuali registratori di cassa che emettono le ricevute, perché gli strumenti di pagamento tracciabili e la trasmissione telematica dei corrispettivi da parte dei negozianti permetteranno di prevenire l’evasione fiscale, limitando i controlli a quelli più mirati.

E’ lo scenario emerso alla lettura della nota di aggiornamento del Def 2014, varata mercoledì dal ministero dell’Economia. Per ovviare all’ennesima spirale recessiva dei conti pubblici il governo avrebbe in cantiere una vera e propria terapia d’urto: linea durissima verso chi non paga le tasse.

Una delle misure in preparazione sembra proprio quella che dovrebbe sancire la fine degli scontrini e delle ricevute fiscali, con il fine di rendere tracciabili tutti i pagamenti. La modalità, ancora tutta da verificare, dovrebbe essere quella che consentirà a commercianti e partite Iva di trasmettere per via telematica i corrispettivi, al fine di prevenire possibili quote di evasione e restringendo, così, i controlli a casi selezionati.

Insomma, il governo pare intenzionato a dare il colpo di grazia alla circolazione del contante, spingendo sul ricorso a carte di credito e di debito, rendendo tracciabile in maniera automatica ogni singola transazione tra esercente e consumatore. Si tratta della misura più eclatante contenuta nella nota di aggiornamento del Def, che ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per l’anno in corso. Le misure ritenute indispensabili dal governo hanno portato a un rinvio del pareggio di bilancio al 2017, con tanto di possibile arrivo di una nuova clausola di salvaguardia nella prossima legge di stabilità. Il deficit, infatti, dovrebbe salire dal 2,25 al 2,9%, dunque sfiorando la soglia massima consentita, che verrà riequilibrato da una probabile manovra di circa 11 miliardi. Per rassicurare le istituzioni europee, oltretutto, si sono gettate le basi per l’introduzione della clausola che potrebbe far scattare un incremento delle aliquote Iva più basse, per un costo che potrebbe ammontare a 12,6 miliardi nel 2016, 17,8 nel 2017 e 21,4 nel 2018.