Evasione fiscale, arrestato il deputato regionale De Luca

Nemmeno il tempo di festeggiare la sua elezione come deputato regionale per la Sicilia che Cateno De Luca, eletto all'Ars nello schieramento di Centrodestra in appoggio a Musumeci, è stato oggetto di una misura di custodia cautelare ai domiciliari, come disposto dal Gip del Tribunale di Messina. L'ipotesi di reato formulata dall'accusa e contestata al neo-deputato, è evasione fiscale: nel corso di un'indagine condotta dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Messina e dalla Compagnia Carabinieri di Messina Sud, sarebbe emersa l'esistenza di una rete di società facenti capo a De Luca e a Carmelo Satta, presidente della Federazione piccoli imprenditori (Fenapi), i quali avrebbero messo in atto un sistema di fatturazioni fittizie mirato all'elusione delle tasse. Secondo quanto appurato dagli investigatori, i due avrebbero allestito un sistema che prevedeva l'imputazione di costi inesistenti da parte della Nazionale autonoma piccoli imprenditori a vantaggio del Caf Fenapi srl. Il trasferimento di materia imponibile alla Federazione, in virtù del regime fiscale di favore di cui godeva, concretizzava la frode. Queste le parole dell'aspirante sindaco messinese, pronunciate attraverso un video girato nella sua abitazione e diffuso via social: “Sapevo di scontrarmi definitivamente con i poteri forti di Messina che non vogliono che io faccia il sindaco”.

Sequestro preventivo

Assieme a De Luca, anche Satta è stato oggetto del provvedimento degli arresti domiciliari, mentre altre 8 persone sono indagate a piede libero. Nei confronti del deputato e del presidente, inoltre, è stato disposto il sequestro preventivo per equivalente, con la società Fenapi (ritenuta la base attorno alla quale sarebbe stata imbastita la truffa) oggetto della medesima disposizione. Secondo i responsabili dell'indagini, la presunta associazione a delinquere organizzata dai due personaggi sarebbe stata finalizzata a un'evasione fiscale pari a un milione e 750mila euro. Sulla questione si è espressa anche la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, riferendosi al dossier aperto sugli 'impresentabili': “Il nome di De Luca  era un nome non solo segnalatoci dal candidato Cancelleri, ma anche dalla prefettura e dalla procura competente… Questo è un fatto gravissimo ma non è il primo, auguriamoci che possa essere uno degli ultimi”.

Il precedente di De Luca

Una nuova ombra, dunque, si allunga sul neoeletto deputato, capace di raccogliere 5418 preferenze nella lista messinese di Udc – Sicilia Vera. Il suo nome, peraltro, figurava tra i cosiddetti 'impresentabili' indicati dal Movimento 5 stelle. Già in passato, inoltre, De Luca era stato soggetto a un provvedimento di arresto: in quell'occasione, l'inchiesta riguardava alcuni lavori realizzati a Fiumedinisi, in provincia di Messina, di cui all'epoca il leader di Sicilia Vera era sindaco e proprietario delle aziende responsabili dei lavori edilizi. Una vicenda per la quale la Procura aveva richiesto (nell'ottobre 2016) una condanna di 5 anni nei suoi confronti (4 per suo fratello Tindaro), tutt'ora in attesa di sentenza dopo il fallito ricorso in Cassazione dell'imputato.