Ecco la “riforma partecipata” di Renzi. Con l’opinione di studenti e professori

Non si chiama più “Pacchetto-Scuola”. E le anticipazioni che lo riguardano non affrontano solo la stabilizzazione del mondo precario ma anche l’istruzione in tutte le sue forme. Punta al coinvolgimento diretto di tutti gli “attori” del palcoscenico istruzione, reinserisce materie che erano state eliminate e ne fa approdare di nuove all’interno dei programmi scolastici. Snellisce la struttura burocratico-amministrativa e va ad intrecciarsi con “Sblocca-Italia” per quanto riguarda l’edilizia scolastica. Dopo confusioni e rimandi che si sono susseguiti nei giorni scorsi, esce oggi come una sorpresa il primo “embrione” di quello che il governo ha chiamato “Patto educativo”: il piccolo fascicolo ha la copertina rosa e il suo nome è “Buona Scuola”. Contiene “proposte vagliate, studiate ed incubate negli ultimi mesi” e sarà pubblicato domani sul sito web dei “millegiorni”.

“La scuola non si fa con un decreto”
Secondo Matteo sarà una svolta enorme: riforma partecipata e non “diktat prendere o lasciare”. Le misure sulla scuola partiranno dalle idee pubblicate sul fascicolo on line che in un paio di mesi, durante il periodo che va dal 15 settembre al 15 novembre, raccoglierà il feedback di tutti i cittadini: “Cominceremo col sentire le opinioni degli studenti, che sono per noi i protagonisti – ha spiegato Renzi in una e-News – poi proseguiremo con il coinvolgimento di insegnanti, personale amministrativo, dirigenti e tutte le parti annesse al mondo della pubblica istruzione”. Il patto educativo è stato studiato “Per essere sempre più uno strumento di crescita per il giovane cittadino, ma anche strumento di crescita per il Paese”.

Stop al precariato, via al merito
Anzitutto, agli insegnanti sarà proposto di superare il meccanismo del precariato permanente e della “supplentite”: si parla ancora di 100.000 immissioni in ruolo, ma se prima i tempi erano tre anni, adesso non li si conosce con precisione. Poi si sta pensando a una valutazione del lavoro dei professori e al superamento del premio di anzianità: “Chiederemo agli insegnanti di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull’anzianità”, ha annunciato il premier. Ulteriore misura che sarà presa nel patto educativo, seguendo sempre quel respiro sedicente “anti-burocratico” che è tipico di Renzi, è lo snellimento della struttura amministrativa: la chiave è “Un percorso di digitalizzazione procedurale spinta”.

L’istruzione
E per tutti quelli che pensavano che la riforma della scuola si sarebbe articolata nella sola stabilizzazione del precariato, ecco che escono fuori le misure prettamente orientate alle riforme dei programmi scolastici: reintroduzione di storia dell’arte nel biennio di tutti i licei; rafforzamento dell’inglese e dell’informatica già alle scuole primarie; ritorno dell’educazione musicale con docenti addetti e, come per “ciliegina” sulla torta, pure l’introduzione di una materia interamente in lingua straniera. Si punta poi ad avvicinare istruzione e mondo del lavoro: le ore di stage previste dagli istituti professionali saranno obbligatorie nel triennio e aumentate da 100 a 200 l’anno. Infine, per evitare eccessive spese, saranno incentivati i privati che intenderanno investire nelle strutture scolastiche – in particolare nei laboratori.

Gli asili nido al sud
“Presenteremo anche un programma per i nidi – ha poi annunciato: “Mille asili nido in mille giorni: tra nord e sud c’è infatti ancora troppa diversità che vede ancor di più divaricarsi la forbice”.

“Nel frattempo – Ha concluso il premier – Continueremo ad investire sull’edilizia scolastica, sbloccando il patto a quei comuni che hanno progetti seri, cantierabili, come è accaduto dopo la mia lettera di inizio mandato. Abbiamo ricevuto tante e-mail da sindaci alle quali abbiamo dato concretamente risposta. Chi mi conosce dai tempi di Firenze sa che per me la scuola è alfa e omega di tutto”.

Le ambizioni del premier
È un patto educativo ambizioso, quello di Renzi. Considerando che per la sola assunzione di 100.000 precari in tre anni ci vorrebbero minimo 1,2 miliardi di euro – che non ci sono -, e che sono ancora in corso i progetti “#scuolebelle #scuolenuove e #scuolesicure” per i quali sono stati stanziati circa 4 miliardi di euro, la copertura con cui si sceglierà di adottare i suddetti provvedimenti è al momento sconosciuta. Renzi ha affermato che “Le prime risorse ci saranno nella legge di stabilità e da gennaio emergeranno gli atti normativi conseguenti”. Proprio ieri è avvenuto l’incontro tra il premier e il titolare dell’Economia Padoan, e i dettagli saranno illustrati domani. “Metteremo più soldi, ma facendo comunque tanta spending review – ha concluso – perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave”.