E' morto il giudice Mario Sossi: fu rapito dalle Br

Il suo fu uno dei primi casi a coinvolgere l'opinione pubblica nazionale sulle azioni delle Brigate Rosse, e il suo volto davanti allo stendardo con la stella a cinque punte, tumefatto sul lato destro, passò in breve tempo alla ribalta delle cronache, inaugurando la stagione della propaganda armata: è morto a Genova il giudice Mario Sossi, pubblico ministero nel processo contro la XXII Ottobre (gruppo terroristico responsabile, fra le altre cose, della rapina allo Iacp che si concluse con l'omicidio del commesso Alessandro Floris, nel 1971) e sequestrato il 18 aprile 1974 da un gruppo di circa venti brigatisti a bordo di numerose auto (una delle quali guidata da Mara Cagol), che lo rapirono mentre rincasava in Via Forte San Giuliano, a Genova. Fu il primo funzionario dello Stato a finire nel mirino delle Br, che in cambio della sua liberazione pretesero la liberazione di otto terroristi del gruppo debellato nel processo gestito da Sossi e il loro trasporto in un Paese amico (furono vagliate la Corea del Nord, l'Algeria e anche Cuba ma nessuno diede l'assenso all'asilo politico). Al rilascio degli otto della XXII Ottobre diede parere favorevole la Corte d'assise d'appello di Genova, il 20 maggio 1974, ma il procuratore generale Francesco Coco, magistrato e amico di Sossi, si rifiutò di controfirmare l'ordinanza, bloccando quindi la scarcerazione dei terroristi. La vicenda si risolse comunque pochi giorni dopo, il 23 maggio, quando il giudice venne rilasciato e, in solitaria, tornò in treno a Genova.

La rappresaglia

Un mese di sequestro in un villino, generalmente considerato il primo gesto delle Brigate rosse che andò a colpire direttamente lo Stato nelle vesti di uno dei suoi funzionari e che, nondimeno, diede per la prima volta un'idea della nuova organizzazione, ben più pericolosa, che i terroristi erano riusciti a mettere in piedi, capace di tessere trame complesse e violente. Il gesto del giudice Coco, che con fermezza rifiutò di rilasciare i terroristi come richiesto dalle Br, gli sarebbe costato la vita, ucciso due anni dopo (8 giugno '76) nel corso di un attentato a Genova, nel quale furono assassinati anche due membri della sua scorta. Dopo il rilascio, Sossi tornò operativo alla procura presso il tribunale di Genova, maturando in seguito un'esperienza anche alla Corte di Cassazione a Roma come presidente di sezione.