Di Maio-Salvini: scintille

Sembra tramontare l'ipotesi di un ritorno di fiamma dei colloqui tra M5S e Lega per trovare un accordo di governo. Tra i due leader politici, Di Maio e Salvini, sono scintille e accuse reciproche. Il guanto di sfida lo ha lanciato Di Maio, che su Twitter ha scritto: “Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!”. Fa da corollario al post, una dichiarazione del segretario federale della Lega del 2012 in cui diceva “no a possibili assi tra Carroccio e il Cavaliere”, “nessun leghista è disposto a puntare ancora su un'alleanza con Berlusconi”.

Ma l'attacco più duro da parte del M5S doveva ancora arrivare. Poco più tardi, sul blog del 5Stelle appare la seguente dichiarazione: “Noi non abbiamo alcun problema a tornare al voto perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece si oppongono perchè, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l'Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito”. Insomma, secondo i pentastellati, “Salvini ha fatto il microfono per la ‘voce del padrone’”.

Salvini, dal canto suo, taglia corto: “Non rispondo a insulti e sciocchezze su soldi e poltrone, per noi lealtà e coerenza valgono più dei ministeri“. E ancora: “Voglio dare un governo agli italiani, se i grillini preferiscono litigare lo faremo da soli. Bloccare anche la partenza dei lavori delle commissioni parlamentari è da irresponsabili”. Intanto soffia il vento di chi vorrebbe un governo del presidente, almeno per fare la legge elettorale. Il segretario del Carroccio è però chiaro nel ribadire il suo no a “un governicchio” di tutti. “Sono disponibile a mettere insieme un esecutivo, ma quelli di tutti giusto per fare poco o niente non mi piacciono”, afferma a margine di una visita ad Euroflora in Liguria. E, a proposito di legge elettorale, aggiunge che basterebbe una piccola modifica: “Non siamo disponibili a inventarci una nuova legge elettorale. Chiunque dica che bisogna ricominciare daccapo vuol dire che vuole perdere due anni. Bisogna aggiungere una riga per far governare chi ha preso un voto in più”, con un premio di maggioranza “non mi interessa se per la coalizione o per la lista”.