Delitto Moro: dopo 37 anni cercano indizi in via Fani

Dopo 37 anni la polizia scientifica torna in via Fani, luogo dove il 16 marzo 1978 Aldo Moro – presidente della Dc, venne rapito mentre si stava recando alla Camera dei Deputati per il voto alla fiducia al Governo Andreotti. Le scansioni al laser che sono stati effettuati ieri nella via sono state disposte dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta, la terza sul caso. I rilievi erano stati annunciati dal vice presidente della Commissione Grassi, il quale ha spiegato che si “è scelto di cercare la verità dei fatti attraverso i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione e lungo questa via siamo certi che scopriremo novità rilevanti”.

La nuova commissione sull’omicidio del leader di Democrazia Cristiana è stata approvata a maggio 2014, è formata da 60 membri, 30 senatori e 30 deputati, i quali hanno il compito di accertare sia nuovi elementi da aggiungere alle conoscenze acquisite dalle precedenti commissioni sulla strage di via Fani, sul sequestro e sull’omicidio di Aldo Moro, sia eventuali responsabilità sul caso attribuibili ad apparati, strutture ed organizzazioni che potrebbero essere venute alla luce di recente. La Commissione inoltre ha predisposto I’audizione dei procuratori Giovanni Salvi e Franco Ionta.

Nel frattempo anche la procura continua ad indagare sull’uccisione del leader della Dc, infatti lo scorso novembre il pg di Roma Luigi Ciampoli ha chiesto al procuratore della Repubblica di Roma di procedere nei confronti del Consulente Steve Pieczenick per il reato di concorso in omicidio. “Sono emersi indizi gravi circa un suo concorso nell’omicidio, fatto apparire, per atti concludenti, integranti ipotesi di istigazione, lo sbocco necessario e ineludibile, per le BR, dell’operazione militare attuata in via Fani, il 16 marzo 1978, ovvero, comunque, di rafforzamento del proposito criminoso, se già maturato dalle stesse BR”, ha spiegato Ciampoli.

I rilievi effettuati nella mattinata di ieri vogliono accertare definitivamente la reale dinamica del rapimento di Moro, durante il quale 5 poliziotti, due presenti nella sua auto e tre di scorta in una seconda vettura, vennero uccisi. Il gesto venne poi rivendicato dalle Brigate Rosse. La prigioni di Moro durò 55 giorni, durante i quali lo Stato Italiano decise di mantenere la linea della fermezza. Il 9 maggio 1978 il presidente della Democrazia Cristiana venne sottoposto ad un processo politico da parte del Tribunale del Popolo e condannato a morte. Le Brigate Rosse, attraverso un comunicato ufficiale, annunciarono il “suicidio” di Moro e svelarono il luogo dove ritrovare il corpo. Il politico italiano venne ritrovato all’interno del bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Caetani, vicina sia a Piazza del Gesù (dove c’era la sede della Democrazia Cristiana), sia a via delle Botteghe Oscure (dove si trovava la sede nazionale del Partito Comunista Italiano).