Conte a Tusk: “Non possiamo farci carico di tutti”

L'Italia non può farsi carico di tutti i migranti. In particolare non può sopportare il peso dei cosiddetti movimenti secondari che sono negli altri Paesi europei. Specie dopo aver riconosciuto che l'Italia è lo Stato più esposto ai flussi. E' questa la posizione che il premier Giuseppe Conte ha espresso al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, nel corso del vertice a Palazzo Chigi.

I movimenti secondari

Per movimenti secondari di migranti di fatto si intende la circolazione di chi sbarca sulle coste europee tra i Paesi membri Ue. Secondo quanto previsto dal regolamento di Dublino, se un richiedente asilo, la cui pratica non è stata ancora espletata, abbandona il Paese di primo approdo per recarsi un altro Stato membro europeo, quest'ultimo può “ricollocarlo” nella nazione dove era sbarcato. Conte, nel corso dell'incontro con Tusk, si sarebbe soffermato su questo punto, sottolineando l'indisponibilità dell'Italia alla cosiddetta “seconda accoglienza“: posizione, questa, che il governo poterà anche al vertice di domenica a Bruxelles tra 8 Paesi Ue, tra i quali Germania, Francia e appunto Italia. “Oggi ho avuto con il Presidente Tusk un incontro molto utile. Gli ho anticipato che al pre-vertice di Bruxelles non sono disponibile a discutere dei 'secondary movements' senza prima aver affrontato l'emergenza dei 'primary movements' che l'Italia si ritrova ad affrontare da sola” ha scritto il premie su Twitter. 

Vertice al Viminale

Al Viminale, intanto, è andato in scena l'incontro fra Matteo SalviniHeinz Christian Strache, vicepremier austriaco. “Serve un'alleanza di volenterosi per proteggere l'Europa da chi vuole entrare e vogliamo promuovere questa strategia in collaborazione con l'Italia, in modo da riacquistare la fiducia della popolazione” ha detto Strache. Per il ministro dell'Interno “l'aria in Europa sta cambiando e siamo ottimisti. Siamo anche estremamente fiduciosi nella presidenza austriaca e confidiamo nel buonsenso dei colleghi europei, anche perché non vorremmo arrivare a ridiscutere il finanziamento italiano all'Unione Europea”.