Consultazioni, Pd e M5s al secondo giro con Fico

Ancora qualche ora e il presidente della Camera, Roberto Fico, darà ufficialmente il via al secondo giro di miniconsultazioni dopo il confronto di ieri. Di nuovo Movimento 5 stelle e Partito democratico, coi quali il capo di Montecitorio assolverà al suo mandato esplorativo per valutare la possibilità di formazione di una maggioranza di governo fra i pentastellati e la minoranaza dem, uscita malconcia dalle elezioni del 4 marzo ma possibile ago della bilancia per il prossimo esecutivo. Fico incontrerà la delegazione del Nazareno alle 11, per poi confrontarsi con i 5 Stelle alle 13: al termine dei colloqui, si recherà al Quirinale per mettere a parte Mattarella di quanto emerso dalle consultazioni.

Martina: “Pezzi del Pd ci chiedono avere iniziativa”

La giornata, a ogni modo, si prospetta tutt'altro che facile: quasi definitivamente tramontata la pista che porta a Matteo Salvini e al Centrodestra (Forza Italia resta dov'è, ossia al fianco della Lega e di Fratelli d'Italia), Di Maio proverà a percorrere la strada verso il Pd, inizialmente restio a far parte di un'intesa governativa e ora tornato a essere uno spartiacque decisivo. A margine delle celebrazioni per il 25 aprile, il segretario ad interim Maurizio Martina aveva spiegato che “c'è preoccupazione per un esecutivo a trazione leghista” e che “pezzi del Pd ci chiedono di provare a fare un lavoro, avere un'iniziativa. Noi dobbiamo essere rispettosi di ogni opinione e ragionare da comunità. Ben sapendo che sarà molto difficile. Ma soprattutto che se si è arrivati a questo punto non è certo per colpa del Pd”.

Berlusconi, paragone estremo

Ma, a fronte di un segnale di timida apertura del leader provvisorio, da altri fronti dem resta una certa perplessità: “Le distanze tra noi e il Movimento 5 stelle sono abissali, enormi – ha detto il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato -. Siamo stati avversari per cinque anni, non per caso ma per profondi motivi di divergenza sui programmi. Questo non va dimenticato nell'affrontare con senso di responsabilità il mandato che il capo dello Stato ha assegnato al presidente Fico. Ma il fatto di iniziare, come avvenuto, e di aver avuto un incontro con Fico non vuol dire che si può arrivare a un approdo, di costruire un governo insieme”. Sulla stessa linea anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ribadisce: “Se si fa l'accordo col M5s lascio il partito”. Decisamente teso anche il clima in casa Centrodestra, con Silvio Berlusconi che, alle malghe di Porzus (teatro dell'eccidio di partigiani del febbraio 1945) e nel giorno della Liberazione, si avventura in un paragone estremo fra pentastellati e nazisti: “L'altro giorno stavo dando una mano a delle persone e ho chiesto loro come si sentissero di fronte a questa formazione politica, che non si può certo definire democratica. Uno mi guarda negli occhi e mi dice: credo che ci sentiamo come gli ebrei al primo apparire della figura di Hitler”. A ogni modo, l'ex premier si dice convinto che alla fine a essere premiata sarà la coalizione del Centrodestra: “Il mio convincimento è che andremo noi al Governo. Alla fine di questa commedia la destra presenterà il suo programma e troverà i voti che servono per diventare maggioranza. Punto sul buonsenso dei parlamentari? No, punto sul terrore che hanno deputati e senatori di tornare a casa”.