Chiuse le indagini per il cosiddetto caso-Mose, ossia le presunte dazioni a carico dell’ex ministro all’Ambiente Altero Matteoli che aveva visto la propria posizione stralciata, nella vicenda, in attesa del via libera del Senato.
Per Matteoli, i cui legali avranno 20 giorni per presentare memorie o chiedere che il loro assistito sia interrogato, si apre la via – come riferiscono i quotidiani locali – per il processo.
Secondo la Procura veneziana Matteoli sarebbe entrato nella vicenda Mose per dei finanziamenti illeciti che, grazie al suo intervento, sarebbero andati oltre che a lui stesso alla Socostramo di Erasmo Cinque (anche lui finito nell’inchiesta) per bonificare un’area a ridosso del ponte translagunare tra Venezia e Mestre in territorio di Marghera.
Di fatto – secondo il pool di magistrati – il Consorzio Venezia Nuova, all’epoca retto da Giovanni Mazzacurati, per ottenere dei favori da Matteoli, oggi senatore di Fi, ne avrebbe assecondato gli interessi con dazioni in denaro e inserendo tra i beneficiari dell’opera la Socostramo che, di fatto, non avrebbe fatto nulla incassando rilevanti somme di denaro.