CASO AZZOLLINI, SERRACCHIANI: “FATTA UNA BRUTTA FIGURA”

Dopo il salvataggio di Antonio Azzollini il Pd si spacca sulla libertà di coscienza. I numeri con cui la richiesta di domiciliari è stata bocciata non lasciano dubbi: diversi esponenti dem hanno votato contro l’autorizzazione a procedere. Era stato il capogruppo Luigi Zanda, prima della discussione in Aula, a inviare una lettera ai suoi in cui li invitava a “seguire il proprio convincimento”. Massima libertà dunque, anche per non urtare oltre modo gli alleati di Ap su una questione delicata che avrebbe potuto incrinare gli equilibri della maggioranza. “Vorrei che tutti quelli che dichiarano certezze assolute su Azzollini, leggessero la richiesta della Procura di Trani”, ha detto ad esempio il renziano Andrea Marcucci. Altri poi non hanno nascosto stima e affetto per il senatore di Ncd che ha ricoperto la carica di presidente della commissione Bilancio per tanti anni con diversi governi e con il quale hanno quindi collaborato a lungo.

A manifestare la divisione in due del Pd su un caso di coscienza come la richiesta di arresto nei confronti di un senatore ci sono i due vicesegretari: da un lato infatti Debora Serracchiani che non ha condiviso la linea dei senatori del suo partito: “Oggi al Senato avrei votato secondo le indicazioni della Giunta per Immunità, senza impedire l’arresto di Azzollini”, ha detto aggiungendo che “ci dovremmo anche un po’ scusare, perché credo che non abbiamo fatto una gran bella figura. La politica ha il dovere di mantenere la massima trasparenza nei confronti dei cittadini e della giustizia. Temo che si sia persa un’occasione per dare un buon segnale di cambiamento”. Dall’altro lato Lorenzo Guerini ha affermato: “Se anche alcuni senatori del Pd hanno scelto di votare contro l’arresto evidentemente è perchè non hanno rilevato dalle carte ragioni sufficienti per dare l’assenso. Ribadisco che trattandosi di scelte che riguardano le persone vanno soprattutto analizzate le carte”.

Di sicuro il caso Azzollini ha riaperto un fronte polemico con la minoranza che ora chiede un chiarimento su tutta la linea del governo. A parlare sono stati diversi esponenti dall’ala dura di Alfredo D’Attorre e Davide Zoggia, mentre Pierluigi Bersani pure interpellato ha preferito non esprimersi. Anche Gianni Cuperlo, meno critico ora verso la maggioranza, ha sostenuto che con questo voto “il Pd si è fatto male” e ha chiesto un chiarimento sulla linea politica. Soprattutto la minoranza ha chiesto a Renzi quale fosse il suo pensiero ma il presidente del Consiglio non si è espresso. A differenza della richiesta di arresto del deputato dem Francantonio Genovese su cui chiese addirittura il voto palese per evitare equivoci sul sì, stavolta il premier-segretario ha preferito non intervenire e lasciare che le diverse sensibilità del suo partito si manifestassero liberamente. Non si è espresso nemmeno il presidente del Pd Matteo Orfini nonostante, mentre era in corso la discussione su Azzollini nella Giunta per le Immunità, avesse assicurato che il Pd avrebbe votato a favore dell’arresto.