Cantone: “Non mi dimetto”

Raffaele Cantone non si dimetterà da presidente dell'Autorità anticorruzione. Lo ha scritto lo stesso magistrato in un comunicato, rispondendo alla voci che si erano diffuse dopo la presentazione al Csm di tre diverse domande per la nomina dei capi delle procure di Torre Annunziata, Perugia e Frosinone

Smentita

Cantone, di fronte a ricostruzioni di stampa “alcune delle quali mi attribuiscono concetti fuorvianti – scrive nella nota – e parole che non ho mai pronunciato”, conferma di aver presentato domanda al Csm per incarichi direttivi la settimana scorsa, “dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale”, ma “resta inteso, ovviamente – precisa – che non ho alcuna intenzione di dimettermi da presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l'esito della deliberazione del Csm non è affatto scontato“.

La vicenda

La scadenza naturale del mandato da presidente dell'Anac per il pm noto per aver indagato sul clan dei Casalesi è prevista nel 2020. Presentando il suo ultimo libro a Milano, Cantone, aveva definito i rapporti con il governo come, “istituzionalmente corretti. Siamo stati critici anche con il precedente governo quando era necessario” ha detto qualche mese fa il magistrato presentando il suo ultimo libro a Milano, e citando come esempio di buone relazioni con l'esecutivo giallo-verde la “collaborazione molto proficua” con il vice premier Matteo Salvini sugli appalti per l'accoglienza di immigrati.

Rapporti difficili

Le frizioni in realtà non sono mancate. Come sull'intenzione del governo, annunciata da Salvini, di riscrivere e stracciare il codice degli appalti. Una scelta rispetto alla quale Cantone ha dichiarato pubblicamente la sua preoccupazione. Così come non ha mai nascosto i suoi dubbi su alcune norme del ddl anticorruzione, da ultimo sulla disposizione che in materia di appalti ha consentito di fare affidamenti diretti fino a centocinquanta mila euro: “è una norma pericolosa“, ha detto appena qualche giorno fa.

Pd all'attacco

Il Pd, commentando le voci di possibili dimissioni, era subito partito all'attacco dell'esecutivo. “Per il governo dei condoni il problema è l'Anticorruzione – aveva detto Maurizio Martina -. Noi invece siamo orgogliosi di avere voluto Anac e di aver lavorato con un servitore dello Stato come Cantone, lasciato solo dal governo della propaganda”. Affondo anche di Emanuele Fiano. “Un Paese che perde un baluardo contro la corruzione come Raffaele Cantone è un Paese sbagliato – aveva affermato -. Un governo che fa sentire chi dirige l'Autorità anticorruzione di essere sopportato è un governo pericoloso. Da quasi 5 anni l'attività anticorruzione in Italia, sotto la sua guida, ha ottenuto apprezzamenti in tutto il mondo. La notizia del suo abbandono dell'incarico all'Anac rappresenta una perdita grave per tutto il Paese la cui responsabilità sta nel governo Conte”.