Calenda, cena a 4 con Renzi, Minniti e Gentiloni

Giornate caldissime in casa Pd, dove lo spettro (o la possibilità, a seconda dei punti di vista) della rifondazione continua a tenere alta la tensione. Dopo l'uscita del presidente Orfini, secondo il quale sarebbe non solo cambiare nome ma riscrivere completamente lo statuto del Nazareno, il dibattito sul futuro del partito infiamma gli schieramenti dei favorevoli e dei contrari. Per il presidente occorre mettere insieme “un pezzo di Paese che non condivide le politiche di questo governo: dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all’altezza della sfida. Il partito com’è oggi non funziona. Mi rivolgo a tutti, basta questa distinzione con la società civile, decidiamo insieme la linea politica e la leadership”. Versione avversata dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per il quale si tratta di “un'altra scusa per non fare il congresso”. Al netto delle posizioni, mai il futuro del Partito democratico è stato così incerto.

 

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Invito formale

In questo scenario si inserisce la mossa dell'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che, con un colpo a effetto, invita a cena gli ex premier Renzi e Gentiloni e l'ex collega ministro Minniti con l'obiettivo di riorganizzare le idee di partito e fare fronte comune per evitare il naufragio definitivo dei dem e una rinascita che sarebbe un'incognita. “Hai ragione Giuliano – ha scritto su Twitter riferendosi a 'Giuliano da Empoli', che lo aveva invitato a farlo -. Questo è un invito formale. Vediamoci @PaoloGentiloni @matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo”. L'utente, poco prima, aveva scritto al ministro che “la Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del PD verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5s”.

Una mossa che si inserisce nel travagliato percorso di avvicinamento al congresso che dovrebbe eleggere il nuovo segretario, con parte del Nazareno a premere per una rifondazione dalla A alla Z e un altro lato che vede nella frenata un modo per scongiurare che al congresso ci si arrivi.