Biotestamento, ok della Camera: il paziente potrà abbandonare le cure

Prosegue l’esame del testo di legge sul biotestamento alla Camera dei Deputati dopo l’ok dell’assemblea al diritto del paziente di abbandonare le terapie. A stabilirlo, in mattinata, l’emendamento della commissione al disegno di legge che sopprime il sesto comma del primo articolo del testo. Il paragrafo eliminato, infatti, prescriveva che “il rifiuto del trattamento sanitario indicato dal medico o la rinuncia al medesimo non possono comportare l’abbandono terapeutico. Sono quindi sempre assicurati il coinvolgimento del medico di famiglia e l’erogazione delle cure palliative“. L’emendamento è passato con larghissima maggioranza: ben 360 sono stati i voti a favore, 21 i contrari e solo 2 astenuti.

Divieto dell’accanimento terapeutico

Inoltre, nel disegno di legge sul biotestamento entra in vigore anche il principio del divieto dell’accanimento terapeutico e il conseguente riconoscimento del diritto del paziente di abbandonare totalmente la terapia. In base al testo, “il medico, avvalendosi di mezzi appropriati allo stato del paziente deve adoperarsi per alleviarne le sofferenze, anche in caso di rifiuto o di revoca del consenso al trattamento sanitario indicato dal medico. A tal fine, è sempre garantita un’appropriata terapia del dolore con il coinvolgimento del medico di medicina generale e l’erogazione delle cure palliative”.

Il medico può rifiutarsi di staccare la spina

Tuttavia, davanti al rifiuto di un trattamento sanitario da parte del paziente, “il medico non ha obblighi professionali”. E’ quanto prevede un altro emendamento della commissione alla legge sul biotestamento approvato alla Camera. In base a questa norma, difronte alla richiesta di un paziente di sospendere le terapie, un singolo medico potrà rifiutarsi di soddisfare la richiesta del malato, che potrà comunque rivolgersi a un altro dottore, nell’ambito della stessa struttura sanitaria.

Il ddl vale anche per le cliniche cattoliche

Gli emendamenti approvati alla Camera valgono anche per le cliniche private, ed in particolare quelle cattoliche, convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale. Infatti, queste non potranno chiedere alle Regioni di essere esonerate dall’applicazione delle norme sul biotestamento “non rispondenti alla carta di valori su cui fondano i propri servizi”. Montecitorio, a scrutinio segreto, respinge l’emendamento di cui era primo firmatario Gian Luigi Gigli, che mirava ad evitare penalizzazioni “nei rapporti che legano” quelle strutture al Sistema Sanitario Nazionale. L’emendamento è stato bocciato con 335 no e 82 sì.

La legge sul biotestamento

Il disegno di legge sulle “disposizioni anticipate di trattamento” si compone di cinque articoli e regolamenta le decisioni sul fine-vita. In base ad esso, “ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso disposizioni anticipate di trattamento (‘Dat’), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali. Può altresì indicare una persona di sua fiducia che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie”. In Italia è dal 2013 che questo argomento è in discussione in Parlamento.

Una norma “ferma” dal 2013

Nel corso degli anni sono state diversi i disegni di legge proposti alle Camere, tra cui anche una petizione popolare depositata nel settembre del 2013. Il testo in discussione alla Camera è il risultato di un lavoro di sintesi tra una decina di proposte di legge depositate presso l’Aula di Montecitorio. La Commissione Affari sociali ha terminato l’esame degli emendamenti a febbraio, e il 2 marzo il lavoro conclusivo è stato consegnato alla Camera. Il punto più delicato riguarda nutrizione e idratazione artificiali, terapie che permettono di assicurare al malato gli elementi base di cui ha bisogno, somministrati per vena, con sondino nasogastrico o con la peg, una sonda infilata nell’addome. Un trattamento, questo, che le società scientifiche ritengono sia un atto medico.

Indagati Mina Welby e Marco Cappato

Intanto, Mina Welby e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Massa per il reato di istigazione o aiuto al suicidio, in relazione alla morte di Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla, deceduto il 13 aprile, in Svizzera, dove era stato accompagnato dai due, per ottenere il suicidio assistito. A renderlo noto è il procuratore capo di Massa, Aldo Giubilaro, spiegando che l’iscrizione è avvenuta a seguito dell’autodenuncia di Welby e Cappato.