Bellachioma e il post-avvertimento, dure le reazioni

Assieme alle polemiche legate alla situazione dei 150 migranti rimasti a bordo della Diciotti, arrivati ormai al quinto giorno di sosta presso il porto di Catania senza ancora essere scesi a terra, monta anche la bagarre fra le forze politiche che, nelle ultime ore, ha visto coinvolti anche altri enti, in particolare per quanto riguarda l'esternazione di Salvini che, nei giorni scorsi, aveva risposto ironicamente all'avvio dell'indagine della Procura di Agrigento contro ignoti sulla questione Diciotti. Al post del ministro dell'Interno, nel quale aveva chiesto sarcasticamente ai suoi sostenitori se sarebbero andati a trovarlo in caso di arresto, si è aggiunto il post scriptum del segretario della Lega Abruzzo, Giuseppe Bellachioma che, condividendo quanto postato dal vicepremier, aveva scritto: “Messaggio da parte della Lega Abruzzo: se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa… occhio”.

Le reazioni

La pesante esternazione, circolata ieri sera, è stata immediatamente stigmatizzata dai magistrati dell'Anm, i quali avevano bollato le parole di Bellachioma come di “inaudita gravità anche in ragione del ruolo istituzionale ricoperto dallo stesso, che, in quanto parlamentare, rappresenta la Nazione intera''. In giornata, ha fatto seguito il commento di 'Potere al Popolo Abruzzo', nel quale si specificava che, “'nell'esprimere solidarietà alle donne e agli uomini di fatto sottoposti illegittimamente a restrizione della libertà personale in violazione dell'art. 13 della Costituzione italiana'', si auspicava anche che “la magistratura voglia aprire una indagine nei confronti di tutti coloro che – come il ministro Salvini e il deputato Bellachioma – stanno agendo al limite della legge e della decenza per pure finalità di propaganda. Giocare sulla pelle delle persone allo scopo di fomentare odio e razzismo è il modo per nascondere la propria debolezza e subalternità a ricchi e potenti. Sequestrano i poveri ma non i cantieri degli speculatori''.

La replica di D'Alfonso

Anche l'ex presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, ha replicato duramente all'uscita di Bellachioma, definendole “di una gravità inaudita” e destanti “grande preoccupazione”. Sul piano politico, scrive, “sembra essere ritornati al periodo fascista, durante il quale l'indipendenza della Magistratura fu completamente annullata e qualche magistrato coraggioso subiva atti di intimidazione non dissimili da quello messo in atto da Bellachioma. Dire, rivolto ai magistrati: 'Se toccate Salvini veniamo a prendervi a casa' equivale alle parole di minaccia 'Chi tocca il Duce avrà piombo' rivolte al magistrato Mauro Del Giudice che mise sotto accusa i fascisti indiziati dell'omicidio di Matteotti''. Per questo, conclude D'Alfonso, “le forze democratiche hanno il dovere di non sottovalutarne i rischi, anche se la magistratura ha preso posizione ferma contro questa inaccettabile condotta. Le parole di Bellachioma integrano, a mio avviso, il reato previsto dall'art. 338 del Codice penale: presenterò denuncia alla Procura della Repubblica''.

Appello a Mattarella

Nel frattempo, con i migranti ancora a bordo della Diciotti, un appello con primi firmatari il sacerdote Don Cosimo Scordato, il giornalista Francesco Viviano e  il docente universitario Paolo Inglese, è stato inoltrato alla presidenza della Repubblica, invitando il Capo di Stato a farsi avanti sul tema: “Signor presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, siamo degli italiani indignati per quanto sta accadendo da giorni ai migranti e anche ai marinai a bordo della nave Diciotti ferma a Catania. Le chiediamo di intervenire, di non rimanere in silenzio. Lei non solo è presidente della Repubblica ma anche Capo delle Forze Armate, presidente del Csm. Chi Le impedisce di intervenire? Lo faccia per favore”.