Attivista portoghese a processo in Italia

Potrebbe trasformarsi in un caso la situazione di Miguel Duarte, un volontario portoghese di 25 anni arrestato perché sospettato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il giovane, imbarcato sulla nave Iuventa, appartenente alla ong Jugend Rettet, è sotto processo dal 2018 e, stando a quanto riportato dai media portoghesi, rischierebbe una pena fino a 20 anni di reclusione. Una vicenda che, a margine del Consiglio europeo a Bruxelles, è stata affrontata dal premier italiano, Giuseppe Conte, assieme al collega del Portogallo Antonio Costa, un confronto fra due leader per chiarire meglio la situazione e, allo stesso tempo, per capire cosa ne sarà di Miguel. Lui avrebbe sempre sostenuto il desiderio di salvare vite umane in mare, volontà che lo aveva spinto, alcuni anni fa, ad aderire alla causa di una ong nel Mediterraneo.

Il colloquio

Un confronto, durato peraltro solo pochi minuti a fronte di un colloquio ben più ampio, descritto come “cordialissimo” quello sul giovane, fermato assieme al resto dell'equipaggio della Iuventa dopo che, nel 2017, la nave era finita sotto sequestro. Dal governo italiano, infatti, è stato smentito che la situazione abbia provocato tensioni con Lisbona, ipotesi avanzata dal momento che, stando a quanto riferito, Giuseppe Conte avrebbe solo in parte rassicurato il premier Costa, affermando che la magistratura è indipendente e che di conseguenza il governo non può intervenire sulla vicenda. Una risposta che non ha soddisfatto i media portoghesi, dai quali sono arrivate le principali critiche, soprattutto in relazione alla lunghezza dell'eventuale pena detentiva (20 anni, appunto) alla quale il giovane potrebbe andare incontro, a fronte della semplice volontà, dicono, di salvare vite nel Mediterraneo.

In sostanza, il premier avrebbe precisato al suo omologo portoghese di non poter fare nulla per il caso, visto che la magistratura opera in modo indipendente. Il caso, però, sta avendo grande risonanza in Portogallo, dove è stata lanciata una campagna in favore di Duarte, con lo stesso Costa a dirsi stupito che una persona possa rischiare vent'anni per un caso simile e precisando che a lui non è pervenuto nessun preavviso sull'istituzione del processo.