Arriva il daspo nella pubblica amministrazione

Alfonso Bonafede, titolare della Giustizia, ha annunciato che la prossima sarà la settimana del ddl Anticorruzione che approderà sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Il decreto dovrà poi passare per l'approvazione di Camera e Senato

Le misure

Il testo prevede delle novità molto importanti. Intanto, viene introdotto un daspo nei confronti di chi ha una condanna in via definitiva per corruzione: chi si trova in questa condizione non potrà mai più operare per tutto il resto della sua vita.  “Il daspo per i corrotti – fanno sapere all'ANSA alcune fonti vicine all'esecutivo – è nel contratto di governo, ma andrà studiato il testo per evitare forzature controproducenti”.

L'agente sotto copertura

Un'altra figura istituita nel provvedimento è quella dell’agente sotto copertura pensata per rendere più efficaci le indagini nell'ambito della corruzione. Questa figura viene giù utilizzata per le indagini contro i trafficanti di droga e contro i terroristi.

Il ministro

Il guardasigilli ha rivendicato l'azione del governo sfociata in questo ddl: “Il disegno di legge – ha detto Bonafede – farà dell’Italia, che ora è il fanalino di coda, il Paese capofila nella lotta alla corruzione a livello internazionale”. Del ddl ha parlato anche Luigi Di Maio, vicepremier e capo politico del M5S, spiegando che “conterrà norme aspettate per anni e non fatte perche' la politica aveva paura di farle”. “Dentro – ha ribadito il ministro dello Sviluppo economico – ci sono tutte le nostre grandi battaglie, dal Daspo per i corrotti all'agente sotto copertura. Toglieremo le mani dalla marmellata a tanti furbi coperti da altri governi”. 

I contrari

L'opposizione contesta il provvedimento governativo. Per Gianfranco Rotondi, deputato di Forza Italia, il ddl anticorruzione di Bonafede è un feroce mostro incostituzionale, una fabbrica di reati fatta apposta per consegnare ai pubblici ministeri il diritto di vita o di morte sulla vita economica del Paese”. In passato, in un fuorionda, i due magistrati Cantone e Pignatone avevano esternato alcuni dubbi sulla costituzionalità del decreto.