ALLARME CGIA: LE BANCHE ITALIANE HANNO I COSTI PIU’ ELEVATI D’EUROPA

La Cgia di Mestre lancia l’allarme: i costi strutturali del sistema bancario italiano rimangono i più alti d’Europa. Nello specifico, calcolando l’incidenza delle spese operative del 2014 (pari a 49,5 miliardi di euro), sul totale delle attività (che al 31-12-2014 ammontavano a 2.701 miliardi di euro), il risultato si attesta all’1,83%. Dato nettamente superiore a tutte le incidenze percentuali riferite alle prime 10 economie bancarie presenti nell’Unione europea. Al penultimo posto, poco meglio dell’Italia, l’Austria con 1,62%; quindi la Spagna con 1,40, la Francia con 1,36 e la Germania con 1,33%.

Sul fronte dei ricavi, tra il 2008 e il 2014 i margini di interesse sono scesi a 39,3 miliardi di euro e quelli delle commissioni bancarie nette sono salite a 27,6 miliardi mentre quelli riconducibili ad altri ricavi, cioè da attività extra-creditizie o di trading finanziario (vendita di titoli, valute, strumenti di capitale) hanno toccato quota 11,4 miliardi.

Se il totale dei ricavi del nostro sistema creditizio è rimasto pressoché lo stesso (78,3 miliardi), la contrazione dei margini di interesse è stata pari a 12,3 miliardi (-23,8%); le commissioni bancarie, invece, sono aumentate di 2,8 miliardi (+11,5), mentre gli altri ricavi sono saliti a 9,4 miliardi (+474%). La Cgia, inoltre, sottolinea che le banche italiane presentano un’incidenza dei guadagni da attività legate ai prestiti bancari sul totale ricavi tra i più bassi in Ue, pari al 50,3%. Tra gli altri paesi Ue presi in esame, solo la Francia (50,2%) presenta un risultato più contenuto del nostro.

In pratica le banche italiane, sofferenti per la crisi economica mondiale e, al contempo, appesantite da costi fissi ancora molto elevati, hanno ritenuto più conveniente ridurre gli impieghi e aumentare i ricavi dalle commissioni sul singolo cittadino quali conti correnti, servizi bancomat/carte di credito, servizi di incasso/pagamento, etc. Solo nell’ultimo anno (aprile 2016 su stesso mese del 2015), la contrazione degli impieghi bancari alle imprese è stata di 25,3 miliardi di euro. Se, invece, il confronto viene effettuato rispetto ad aprile 2011, la diminuzione ammonta a oltre 111 miliardi.

La Cgia denuncia che la riduzione dei prestiti non ha interessato tutti allo stesso modo. “Ricordo – commenta il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo – che l’80% dei prestiti concessi dalle banche italiane va al primo 10% dei maggiori affidati che è costituito quasi esclusivamente dalle grandi aziende e da gruppi industriali che in termini percentuali non superano l’1 per cento del totale. Qualcuno potrebbe obbiettare – prosegue Zabeo – che se questi prestiti sono stati erogati nella stragrande maggioranza dei casi ad un numero ristretto di clienti, ciò è riconducibile al fatto che questi ultimi sono solvibili. La realtà, invece, è molto diversa. La quota di insolvenza in capo ai maggiori affidati, infatti, è attorno all’81%. In buona sostanza, chi riceve la stragrande maggioranza dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi; per contro, chi dimostra di essere un buon pagatore riceve i soldi con il contagocce”.