Al Quirinale le storie delle vittime di tratta

E' stata celebrata al Palazzo del Quirinale, la Giornata internazionale della donna, dedicata quest’anno al tema: “Mai più schiave”, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e delle massime autorità dello Stato. La cerimonia, condotta da Nicole Grimaudo, si è aperta con la proiezione di un filmato sulle dimensioni del fenomeno della tratta di esseri umani. Tra gli ospiti anche Don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), fondata da Don Oreste Benzi, da sempre in prima linea nella lotta alla tratta.

I dati

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, stilato sui dati provenienti da 142 Paesi, nessuna nazione risulta immune dal fenomeno della tratta: 40 milioni sono le persone ridotte in schiavitù in tutto il mondo, il 72% sono donne, di cui un terzo bambine.

Lo sfruttamento sessuale rimane rappresenta circa il 59% del fenomeno. Quantificare però con esattezza il numero nel nostro Paese, non è facile. I dati del Dipartimento per le pari opportunità, riferiscono che nel 2018 sono state assistite 1.914 donne, di cui 820 nuovi casi

Un dato significativo dell'aumento di questa terribile piaga è fornito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Tra il 2014 e il 2016 il numero delle donne tra i 13 e i 14 anni, provenienti dalla Nigeria e dirette in Italia e in altri Paesi dell’Unione Europea, è infatti passato da 1.400 a oltre 11.000. Altri Paesi di provenienza sono la Romania, il Brasile, il Marocco e la Cina, l’Albania, ma anche l’Egitto, il Bangladesh, il Ghana, la Tunisia, il Senegal, e la Moldavia.

Anna Pozzi, fondatrice dell’Associazione “Slaves no more”

Proprio sulla complessità del fenomeno, si è soffermata la giornalista e scrittrice, Anna Pozzi, fondatrice dell’Associazione “Slaves no more”, che ha spiegato come queste donne subiscano le peggiori violenze, già durante il viaggio, dove vengono obbligate a prostituirsi, ritrovandosi così in una condizione di semi-schiavitù: “E’ un fenomeno per molti versi invisibile specialmente se non lo si vuole vedere, anche perché si è trasferito in parte dalla strada all’indoor, cioè al chiuso dove queste donne vivono in una condizione di segregazione e violenza continua, inavvicinabili, da chiunque potrebbe offrire loro un aiuto. Attualmente tra l'80-90% di coloro che chiamiamo prostitute sono in realtà prostituite, ovvero vittime di tratta, ridotte in schiavitù, costretta a vendere i loro corpi come se fossero delle merci a vantaggio di trafficanti e sfruttatori che hanno fatto di questo orribile business illegale uno dei business più redditizi al mondo, insieme a quello di droga e di armi. Ma anche a uso e consumo di milioni di clienti che alimentano con la loro domanda il mercato del sesso a pagamento”.

Pozzi ha poi raccontato la storia di alcune ragazze che sono riuscite a uscire dal racket del meretricio. La prima è quella di Caroline “che era stata gettata via, dopo essere stata brutalmente picchiata, dentro un sacco di spazzatura sul ciglio della strada dove veniva costretta a prostituirsi. Voleva andarsene ma per impedirglielo, i suoi aguzzini, prima avevano ucciso la sorella in Nigeria e poi avevano provato ad uccidere anche lei”. “Mercy – prosegue ancora la Pozzi – è un'altra ragazza sempre nigeriana, costretta a prostituirsi ancor prima di arrivare in Italia. Come moltissime sue connazionali, aveva attraversato il deserto del Sahara ed era rimasta bloccata nell'inferno della Libia dove aveva subito stupri e torture, rimanendo incinta. Mercy oggi sta pian piano recuperando se stessa insieme alla sua bambina, grazie all’affetto di “Casa Rut”, a Caserta, che in quasi 25 anni ha accolto circa 500 donne vittime di tratta, di cui un’ottantina bambine”. 

La commovente testimonianza delle ex-prostitute al Quirinale

Dopo le testimonianze portate da Anna Pozzi, la conduttrice Nicole Grimaudo, ha intervistato due giovani donne che hanno raccontato le loro storie, di spalle, perché sotto protezione, ripercorrendo le tappe di un viaggio che doveva segnare la svolta della loro vita ma che presto si è trasformato in un vero e proprio incubo.

Stefania, 24 anni, oggi accolta dall' Apg23, è arrivata dalla Bulgaria 17 enne, con una promessa di lavoro. Racconta delle torture “subite, dei segni rimasti sul suo corpo” a partire dalle “orecchie tagliate brutalmente” e “dei capelli strappati a tal punto da farle vedere la cute e farla sentire bruttissima”. Costretta a prostituirsi “da uomini che ogni giorno fanno la spesa, comprano cose di cui hanno bisogno”, come il suo corpo, che “era diventato un oggetto da comprare”: “Non potrò mai capire – afferma – come un uomo che si definisce tale possa fare questo. Questi clienti per me non saranno mai uomini, ma persone disumane e senza cuore, per questo auspico leggi dure in grado di fermare persone disumane”.

E poi c'è Hope, che significa speranza, arrivata dalla Nigeria a 19 anni, “partita perchè desiderava proseguire gli studi“. Aveva subito dei riti Ju Ju (in cui prendono del sangue, le unghie e deu capelli) in Italia, che l'avevano così completamente assoggiettata psicologicamente. 

Il magistrato

Anche il Sostituto procuratore distrettuale della Direzione antimafia di Catania – PM del Tribunale di Catania, Lina Trovato, ha parlato di come queste ragazze spesso vengano sottoposte a riti magici esoterici anche prima di partire, durante i quali assumono l'impegno di pagare un debito, dai 25 ai 45 mila euro, verso chi le ha commissionate, gli organizzato il viaggio, e infine le ha trasferite in Italia: “La loro anima è stata sottratta, sequestrata, da uno stregone che ha officiato il rito e gli ha fatto giurare che pagheranno, che non scapperanno dalla loro Madame, che non diranno nulla alle autorità italiane, perchè anche se tenteranno di  fuggire la loro anima resterà sempre con lui. Se invece violeranno il giuramento fatto, moriranno”.

L'intervento di Spadafora

La cerimonia è poi proseguita con l’intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Spadafora, che ha annunciato che il 18 marzo verrà sottoscritto un nuovo piano nazionale antitratta che cercherà di rispondere ai cambiamenti del fenomeno, tenendo conto anche delle diverse caratteristiche che esso presenta da regione a regione. Spadafora ha poi ricordato che sono state stanziate ulteriori risorse: “Abbiamo messo a disposizione 24 milioni di euro – ha affermato – che sono serviti, proprio in queste settimane, a dare il via ad altrettanti 27 progetti importanti di partenariato locale che sono quelli che consentono concretamente di aiutare le donne”.