Zimbabwe: morto ex presidente Mugabe

E'morto a 95 anni l'ex presidente zimbabwese Robert Mugabe. Lo rende noto l'attuale capo di stato dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa. Il decesso di Mugabe è avvenuto a Singapore, dove l’ex capo di Stato si trovava ricoverato in una clinica.

Una vita controversa

Robert Gabriel Mugabe (Harare, 21 febbraio 1924 – Singapore, 6 settembre 2019) è stato primo ministro dello Zimbabwe dal 18 aprile 1980 al 31 dicembre 1987 e presidente dal 31 dicembre 1987 al 21 novembre 2017, oltre a essere stato il leader del partito Zimbabwe African National Union (ZAPU). Dal 24 luglio 2014 fino alle dimissioni è stato il più anziano capo di Stato o di governo del mondo. È stato accusato di aver instaurato un regime dittatoriale nel suo paese, diventando “l'ultimo re politico africano”. Il 21 novembre 2017, dopo un potere quasi quarantennale, si è dimesso da Presidente dello Zimbabwe, dopo essere stato posto sotto la custodia dell'esercito in occasione del colpo di Stato del 15 novembre e dopo aver negoziato un accordo con i militari in base al quale gli venne garantita l'immunità a lui e alla moglie, oltre all'intoccabilità del patrimonio di famiglia, consentendo loro di restare nel paese africano con una liquidazione non inferiore ai dieci milioni di dollari e una serie di privilegi a vita. 

Amnesty International ha duramente e ripetutamente criticato alcune politiche del governo di Mugabe nel corso degli anni. Nel 2000 ha accusato il governo di pianificare deliberatamente violazioni dei diritti umani. Ha poi denunciato l'Operazione Murambatsvina (in lingua shona “Spazza via l'immondizia”), attuata nelle baraccopoli intorno alle grandi città. Secondo l'organizzazione umanitaria: “tra il 18 maggio e il 5 luglio 2005 vennero infatti distrutte 92.460 abitazioni e 700 mila persone furono lasciate senza casa. A seguito degli sgomberi di massa, la maggior parte delle persone fu costretta a cercare rifugio nelle affollate periferie delle città o nelle zone rurali e 222 mila minori – fra i 5 e i 18 anni – hanno dovuto interrompere il loro percorso scolastico”. Più recentemente, nel novembre 2013, Amnesty ha ribadito come nel Paese le condizioni dei diritti umani rimanessero “scadenti“.