Volontarie stuprate: condannati 10 militari

Dieci soldati sono stati condannati da un tribunale militare del Sud Sudan per lo stupro di cinque cooperanti (tra cui un'italiana) e l'omicidio di una giornalista locale durante gli scontri avvenuti a Juba nel lugio 2016. 

La sentenza

“Il tribunale militare ha riconosciuto le responsabilità dirette degli accusati nel commettere questi crimini“, ha spiegato il giudice Knight Baryano Almas, specificando che le accuse riguardano stupro, omicidio, saccheggi e devastazione. Due militari sono stati condannati all'ergastolo e gli altri sette a pene dai 7 ai 14 anni di carcere per reati che vanno dallo stupro al saccheggio. 

Volontaria

La testimone chiave al processo è stata Sabrina Prioli, 44enne cooperante dell'Aquila attualmente in Perù, che fu malmenata e violentata insieme a tutte le donne presenti nel compound dove erano alloggiati gli operatori umanitari e in cui fecero irruzione i militari governativi del presidente Salva Kiir; ma è stata l'unica a trovare il coraggio di tornare a Juba per testimoniare contro i soldati governativi, riconoscerli e dare il via al processo.

Testimone

I fatti risalgano al luglio 2016, quando a Juba scoppiarono violenti scontri dopo la rottura dell'accordo tra la fazione del presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, e quella del suo ex vice, Riek Machar. Proprio durante quei tumulti, forze governative fecero irruzione al Terrain Hotel, l'albergo fortificato che ospitava una cinquantina di dipendenti di organizzazioni umanitarie straniere. Nella sua testimonianza al processo, il proprietario dell'albergo, il britannico Mike Woodward, ha raccontato che i soldati entrati nel compound furono “tra i 50 e i 100“. “Un gruppo si diresse dritto verso il bar e il ristorante, un altro verso la zona degli alloggi”. Lo stesso Woodward ha testimoniato che in quei giorni di orrore, oltre ai ripetuti stupri, “venne picchiato e torturato praticamente ognuno degli ospiti”. Intanto dall'albergo partivano le richieste di aiuto ai peacekeeper Onu, ma senza risposta: nel caos di quelle giornate tumultuose, dalla missione -che ha almeno 13mila “caschi blu”in Sud Sudan- non arrivo' alcuna misura efficace; tanto che in seguito il comandante keniano dei peacekeeper e' stato defenestrato.