Violenze senza fine ad Afrin e nella Ghouta

La situazione in Siria, aggravata dai raid sulla Ghouta orientale e dall'operazione “Ramoscello d'ulivo” della Turchia ad Afrin, continua a preoccupare la comunità internazionale. L'inviato Onu Staffan de Mistura ne ha parlato con i rappresentanti di Mosca, Teheran e Ankara, incontrati a Ginevra all'interno dell'ambasciata russa

Rinforzi

Ad Afrin, enclave curda in territorio siriano, l'assedio turco continua ormai da diverse settimane. Per fronteggiare l'offensiva le forze curdo-siriane alleate degli Usa hanno annunciato il trasferimento di 1.700 miliziani impegnati nella lotta all'Isis. “Abbiamo preso questa difficile decisione di togliere le nostre forze dalla provincia di Deir Ezzor e dal campo di battaglia contro il Daesh per dirigerle verso la battaglia di Afrin”, ha affermato Abu Omar al-Idlibi, comandante delle Forze Democratiche Siriane. “I nostri compagni a Afrin – ha proseguito – costituiscono una priorità e la loro protezione è più importante delle decisioni prese dalla coalizione internazionale”. 

Profughi

La Turchia, nel frattempo, ha deciso di costruire campi profughi per 170 mila sfollati nel nord della Siria, in previsione di probabili fughe di civili dalla provincia di Afrin. Ad annunciare l'edificazione dei centri d'accoglienza nelle province di Azaz, Elbil, Tugli, Tel Afar, Naddah, Bardakli e Mashad Rufi è stato il portavoce del ministro degli Esteri Hami Aksoy. I campi saranno gestiti dalle organizzazioni turche Afad (protezione civile) e Kizilay (Croce Rossa) e saranno pronti ad accogliere civili in fuga da Afrin, dove è in corso l'offensiva turca per sottrarre l'enclave ai curdi siriani del Pyd-Ypg.

Ghouta

Grave la situazione nella Ghouta, dove il bilancio delle vittime diventa ogni giorno più pesante. Dal 18 febbraio, secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 800 civili, fra cui 177 bambini sarebbero morti sotto le bombe lanciate dai governativi. E questo nonostante la tregua umanitaria ordinata dall'Onu e il cessate il fuoco intimato da Vladimir Putin