Vertice Bce, Draghi: nessun conflitto fra banchieri del Nord e del Sud

“Non c’è nessuna linea di divisione tra Nord e Sud, non ci sono coalizioni anche quando non siamo d’accordo”: così Mario Draghi ha voluto smorzare le polemiche dei giorni scorsi sulle presunte divergenze all’interno del consiglio della Bce. Durante la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che ha lasciato invariati i tassi al minimo storico dello 0,05% raggiunto a settembre, il presidente ha voluto lanciare anche un allarme: “Si è assistito a un indebolimento della crescita e ci sono segnali che indicano una revisione al ribasso delle previsioni economiche”.

Secondo Draghi, sulla crescita pesano l’elevata disoccupazione e i rischi geopolitici che frenano la fiducia. Le previsioni dell’inflazione, ha spiegato il numero uno dell’Eurotower, evidenziano una permanenza sui livelli attuali nei prossimi mesi e una graduale risalita prevista nel 2015 e nel 2016: ma gli sviluppi dei prezzi, ha precisato Draghi, dovranno essere monitorati “attentamente” dalla Bce. Potrebbe essere proprio la Banca europea a introdurre nuove misure per migliorare la situazione: “Se rimaniamo entro il nostro mandato, possiamo usare una varietà di strumenti. Il Consiglio direttivo sarà unito nel varare ulteriori misure non convenzionali se fosse necessario, se l’inflazione rimanesse troppo bassa per troppo tempo”.

Alle parole di Draghi, però, seguono notizie non proprio ottimiste, provenienti dall’Ocse: nonostante alcuni dei Paesi membri stiano “cominciando a risalire la china“, hanno spiegato gli analisti, nel suo insieme “la zona euro sta rallentando fino a fermarsi e rappresenta un rischio rilevante per la crescita mondiale, con la disoccupazione che resta alta e l’inflazione persistentemente lontana dall’obiettivo”.

La Bce viene chiamata in causa in maniera diretta dall’Ocse, secondo cui la Banca centrale europea dovrebbe avviare un programma acquisto di bond sul mercato, o “quantitative easing”, seguendo l’esempio di Stati Uniti e Giappone, per allontanare lo spettro della deflazione, comprando anche titoli di Stato. “Alla luce di un’economia debolissima e del rischio di deflazion e- si legge nel rapporto dell’organizzazione parigina – la Bce dovrebbe espandere il suo sostegno monetario oltre le misure già annunciate. Ciò dovrebbe includere un impegno a un acquisto consistente di attività finché l’inflazione non sarà tornata nei ranghi”. Ulteriori acquisti di attività, secondo l’Ocse, potrebbero includere “obbligazioni garantite da mutui con bassi rating, corporate bond e titoli di Stato”.