“Un intervento avrebbe effetti imprevedibili”

Il mondo segue con preoccupazione l'evolversi della crisi siriana. Il presunto attacco chimico sulla Duma fa spirare nuovi venti di guerra sul Paese arabo. Due i blocchi contrapposti: da una parte le potenze occidentali  – in particolare Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – dall'altra Russia e Iran, storiche alleate di Damasco. Tra navi da guerra in viaggio e minacce di ritorsioni in caso d'attacco il rischio è che la situazione possa sfuggire di mano, portando a un conflitto su larga scala. Per fare il punto sulla situazione abbiamo contattato Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) per il Medio Oriente e il Nord Africa.  

Trump muove le navi verso la Siria, May i sottomarini. Anche Macron invoca una risposta dura contro Assad. Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime ore?

“Non credo a un intervento militare 'occidentale', poiché avrebbe effetti troppo imprevedibili, piuttosto penso a un bombardamento mirato su postazioni militari dell'esercito siriano. Bisognerà però valutare l'eventuale reazione della Russia”.

Che idea si è fatta a proposito del raid sulla Duma? Sono state veramente usate armi chimiche?

“Bashar Al-Assad ha dato fin qui prova di grande hybris. Da un lato, l'alleanza con Iran e Russia lo ha salvato sia militarmente che politicamente, dall'altro la mancata reazione americana ed europea gli ha ulteriormente dato la sensazione di poter fare qualunque cosa per riappropriarsi dell'intero territorio siriano”.

Guterres si è detto “preoccupato” per l'impasse al Consiglio di sicurezza. C'è il rischio che quella che sinora è stata più che altro una guerra per procura si trasformi in un conflitto su larga scala tra potenze nucleari?

“Nessun attore può desiderare un'escalation di questo tipo. Sulla Siria, ma anche sullo Yemen, il Consiglio di Sicurezza è sempre più ostaggio del veto russo, dunque incapace di fare diplomazia”.

Mosca ha giustificato il sostegno ad Assad, fra le altre cose, con la necessità di contrastare i tagliagole dell'Isis ripristinando il potere del regime in tutta la Siria. Un nuovo indebolimento di Damasco darà nuova linfa al terrorismo islamico?

“E' se mai la repressione feroce di Assad verso il suo popolo che dà linfa al terrorismo jihadista: non dimentichiamo mai che l'inizio della rivolta siriana, nel 2011, fu popolare e pacifico, e che Assad ha equiparato, nella retorica e nelle azioni, tutta l'opposizione verso il suo regime ai jihadisti”.

Putin è il punto di riferimento politico delle forze politiche sovraniste, sempre più influenti in Europa. Quali effetti potrebbe avere un'escalation con la Russia nelle dinamiche interne dei singoli Paesi?

“Credo che questo passaggio della crisi siriana porterà ancora di più allo scoperto le forze filo-russe in Europa: ma alla fine, le storiche alleanze della Nato in Europa, come quella con l'Italia, rimarranno intatte”.