Ultimatum dell’Unione Africana ai militari in Burkina Faso

La comunità internazionale ha concesso due settimane di tempo all’esercito del Burkina Faso per istituire un regime transitorio “guidato da un civile” e “coerente all’ordine costituzionale”, minacciando in caso contrario “sanzioni”. Lo ha riferito l’inviato delle Nazioni Unite per l’Africa occidentale, Mohamed Ibn Chambas. “Vogliamo evitare le sanzioni”, ha specificato intervenendo ad una conferenza stampa della missione di consultazione trilaterale Onu-Unione Africana-Ecowas, l’organizzazione regionale dell’Africa occidentale. Anche gli Stati Uniti hanno “condannano il tentativo dell’esercito del Burkina Faso di imporre il proprio volere sul popolo”. “Chiediamo – ha detto Jen Psaki, portavoce del dipartimento di Stato Usa – che la leadership civile sia guidata dallo spirito della Costituzione del Burkina Faso e vada immediatamente verso libere e giuste elezioni presidenziali”.

Il potere in Burkina Faso, una Repubblica semi-presidenziale dell’Africa Occidentale, è detenuto da pochi giorni dal tenente colonnello Isaac Zida, ex numero 2 della guardia presidenziale. Zida ha assunto le responsabilità di capo dello Stato di transizione in Burkina Faso, a seguito del golpe militare che giovedì scorso, dopo una forte protesta popolare, ha portato alla rimozione del presidente Blaise Compaorè. L’ormai ex capo dello Stato – rimasto in carica come Presidente della Repubblica dal 15 ottobre 1987 al 31 ottobre 2014, giorno delle sue dimissioni – ha raggiunto la Costa d’Avorio mentre il fratello, François, è fuggito insieme alla moglie in Benin, in attesa di raggiungere la Francia.

Il colonnello Isaac Zida, capo delle forze armate nazionali, al termine del summit diplomatico, si è detto disposto a rimettere in vigore la costituzione che aveva sospeso venerdì sera mostrandosi conciliante: “Stiamo ancora discutendo perché non possiamo parlare solo con l’opposizione politica, dobbiamo considerare anche la società civile”.