Uk e Ue convocano Zuckerberg

Il “caso Facebook” approda al Parlamento inglese e a Strasburgo. La Commissione per il digitale della Camera dei comuni britannica ha, infatti, convocato Mark Zuckerberg invitandolo a dare una risposta entro il prossimo 26 marzo.

La richiesta

La richiesta è firmata da Damian Collins, il presidente, che ha scritto al fondatore di Facebook. Collins sottolinea che la Commissione ha già chiesto a rappresentanti del social network di spiegare “come le aziende acquisiscono i dati” e “se, in particolare, li acquisiscono senza il loro consenso”. Dato che, afferma il presidente, “le risposte dei vostri rappresentanti hanno indotto in errore” la commissione, adesso è il momento che si presenti qualcuno con “una sufficiente autorità in grado di dar conto di questo fallimento catastrofico”. “Poiché all'inizio dell'anno avete affermato di voler 'sistemare' Facebook – conclude Collins – mi auguro che questo rappresentante siate voi”. Stessa richiesta anche da parte del Parlamento europeo. “Abbiamo invitato Mark Zuckerberg al Parlamento europeo – ha scritto in un tweet Antonio Tajani -. Facebook chiarisca davanti ai rappresentanti di 500 milioni di europei che i dati personali non vengono utilizzati per manipolare la democrazia”. 

Fake news e democrazia

Sul caso, sempre oggi, è intervenuto anche il Garante Ue per la protezione dei dati personali. “Nell'ecosistema digitale è stata immessa una grande quantità di informazioni ingannevoli, false o volgari allo scopo di influenzare il discorso politico e le elezioni” scrive Giovanni Buttarelli nel commento che accompagna il rapporto dell'Ethic Advisory Group per il 2018. “La difficoltà nel discernere il vero dal 'falso' – spiega – ha portato a una crisi di fiducia nell'ecosistema digitale stesso, che può avere gravi conseguenze per la democrazia“. 

Interventi

Il Garante sottolinea che la “persistente e implacabile invasione nelle nostre vite personali, l'intransigenza con cui i nostri dati più intimi sono memorizzati indefinitamente, hanno eroso la volontà delle persone di esprimersi con gravi conseguenze per la democrazia”. Il problema della manipolazione online, sostiene l'autorithy europea, “può solo peggiorare e nessun approccio normativo singolo sarà sufficiente da solo: i regolatori devono quindi collaborare urgentemente per affrontare non solo gli abusi localizzati ma anche le distorsioni strutturali causate da un'eccessiva concentrazione di mercato“.

Verso il voto

Il diritto alla protezione dei dati personali, in tutto ciò, “è fondamentale per garantire l'equità delle elezioni, in particolare mentre ci avviciniamo alle elezioni del Parlamento europeo del 2019″. Il voto dell'anno prossimo è un “importante test perché il problema della manipolazione è reale e urgente”. Il principio della trasparenza elettorale, spiega ancora Buttarelli, “non è soddisfatto se gli elettori non hanno la libertà di cercare, ricevere e comunicare informazioni sul processo e sui candidati e questi diritti sono messi in discussione dalla manipolazione online”. 

Inchiesta

La Federal Trade Commission, l'agenzia governativa americana per la tutela dei consumatori, ha intanto aperto un'indagine su Facebook sulla possibile violazione dei termini sulla protezione dei dati personali in merito allo scandalo Cambridge Analytica. L'inchiesta punterebbe a chiarire se il social media abbia permesso alla Cambridge Analytica di ricevere alcuni dati degli utenti in violazione delle sue politiche.