Uccisi perché difendono due ragazze da un razzista: il silenzio di Trump indigna il web

Il presidente americano Donald Trump è al centro di una nuova polemica divampata sui social network in seguito all’attacco islamofobico avvenuto venerdì a Portland, in Oregon. Trump, infatti, al contrario di altri politici americani, non ha ancora detto una parola di cordoglio e tanto meno di condanna.

L’aggressione

Venerdì pomeriggio un suprematista bianco di 35 anni, Jeremy Joseph Christian, ha aggredito verbalmente su un treno due adolescenti di 16 e 17 anni, una delle quali indossava il velo islamico. Frasi razziste, tipo “i musulmani sono tutti criminali” e l'”invito” ad andarsene dall’America perché “non pagate le tasse”. Alcuni passeggeri sono intervenuti in difesa delle due ragazze e a quel punto l’uomo ha estratto un coltello e ha ferito a morte Ricky John Best, 53 anni, e Taliesin Namkai-Meche, 23. Il più giovane si era appena laureato in economia; l’altro, dipendente del comune di Portland, era un padre di 4 figli, veterano dell’esercito con cui aveva servito in in Iraq e Afghanistan. Un terzo giovane, Micah David-Cole Fletcher, 21 anni, è stato ferito al collo ed è ricoverato in ospedale ma non è in pericolo di vita.

Omaggio agli eroi

L’omicidio ha suscitato viva commozione nella città situata sulla costa occidentale, una delle più ‘liberal’ degli Stati Uniti. E’ stata aperta una raccolta di fondi a favore delle famiglie delle due vittime, definite dal sindaco ‘eroi’: in pochi giorni sono stati raccolti oltre 600.000 dollari. Nel fine settimana si è tenuta anche una veglia per commemorare i caduti. Domani, martedì, l’aggressore comparirà davanti al tribunale. La polizia non ha riferito particolari, non si sa se Christian abbia agito sotto l’effetto di alcol o stupefacenti ma secondo la stampa locale il suo profilo Facebook aveva contenuti razzisti.

Il silenzio di Trump

Nelle ultime ore in molti sul web hanno chiesto a Trump di parlare, almeno per esprimere il suo cordoglio. A guidare la campagna, un giornalista, Dan Rather, veterano di guerra, che su Facebook ha scritto una lettera aperta al presidente americano. “Mi piacerebbe sentirla pronunciare i loro nomi, non solo su Twitter. Sono due coraggiosi americani morti a causa di qualcuno che, a situazione chiarita, possiamo a buon diritto definire un terrorista”. Ma forse, continua, “la loro storia non corrisponde alla narrativa della campagna elettorale che l’ha portata alla Casa Bianca”, perché non sono stati uccisi “da un immigrato senza documenti né da un terrorista islamico radicale. Un estremismo diverso da quello che attrae la sua attenzione, ma non per questo meno grave o letale”. Il post, pubblicato domenica, a mezzogiorno di lunedì, aveva ottenuto 349.000 ‘mi piace’ e quasi 144.000 condivisioni.