Turchia, purghe senza fine: arrestati 100 sospetti affiliati alla rete “fantasma” di Gulen

Nuove retate in Turchia contro sospetti affiliati alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen. La procura di Konya, nell’Anatolia centrale, ha emesso stamani altri 100 mandati d’arresto, secondo quanto riferisce l’agenzia statale Anadolu. Almeno una quarantina dei ricercati sono già stati arrestati in blitz condotti in 31 province. Dal fallito colpo di Stato del 15 luglio, le persone arrestate sono almeno 44 mila. Nel frattempo, il ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, ha fatto sapere di aver inviato al suo omologo Usa, Jeff Sessions, una lettera per ribadire la richiesta di estradizione di Gulen.

L’Unione europea ha intanto espresso nuove preoccupazioni sulla situazione in Turchia dopo “le misure prese ieri contro tre membri del Parlamento dell’Hdp si aggiungono alle preoccupazioni già espresse a maggio dopo l’adozione, da parte della Grande assemblea nazionale turca di una legge che permetteva di togliere l’immunità ad un grande numero di deputati, e all’indomani degli arresti di vari membri parlamentari dell’Hdp”. L’Ue, spiega la nota del portavoce del Servizio europeo di azione esterna, ha più volte espresso la sua preoccupazione sugli sviluppi che possono indebolire lo stato di diritto, il rispetto per i diritti umani, le libertà fondamentali e la democrazia parlamentare in Turchia”. “L’Unione assieme al Consiglio d’Europa – si conclude – continua a seguire e valutare la situazione da vicino nel quadro del suo impegno con la Turchia”.

Secondo Serghei Stanishev, presidente dei Socialisti europei, quelli contro i membri del partito filo curdo sono “processi politici“. “I co-leader Demirtas e Yuksekdag non hanno fatto nulla di sbagliato se non difendere i loro elettori e fare politica – ha detto -. È motivo di rammarico che un tribunale porti avanti queste accuse ridicole. Stanno semplicemente seguendo la volontà del presidente Erdogan”. L’Hdp, ha aggiunto, “sta conducendo una campagna molto attiva contro le modifiche costituzionali che introducono il presidenzialismo, oggetto del referendum del 16 aprile, suggerendo che in questa fase è molto conveniente per Erdogan avere una delle figure di spicco dell’opposizione in carcere con accuse così ridicole”.