Turchia: maxi-blitz contro la “rete gulenista”, almeno 1000 arresti

Maxi blitz in Turchia contro la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Una serie di retate condotte simultaneamente in 54 province hanno portato la scorsa notte all’arresto di almeno 1000 sospetti affiliati alla struttura considerata eversiva, secondo fonti di polizia. Ai blitz, coordinati dalla procura generale di Ankara, hanno partecipato 8.500 agenti. L’operazione prosegue in queste ore alla ricerca di altri possibili sospetti.

Gli arrestati “si erano infiltrati nella polizia” e “hanno cercato di guidarla dall’esterno formando una struttura alternativa“, ha sostenuto il ministro Soylu, secondo cui l’operazione di oggi rappresenta un “passo importante” nello “smantellamento” della presunta rete eversiva legata all’imam milionario. Dal fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, sono oltre 47 mila le persone arrestate in Turchia per presunti legami con i gulenisti. Tra questi, ci sono almeno 10.700 poliziotti e 7.400 militari.

Gulen è considerato da Recep Tayyip Erdogan un pericolo per il suo governo ed è anche motivo di scontro con gli Stati Uniti. Washington si è, infatti, sempre rifiutata di concedere l’estradizione dell’imam, in esilio volontario negli Usa. E da lì, secondo Ankara, avrebbe coordinato il tentato golpe organizzato da alcuni colonnelli dell’esercito turco. La stagione di purghe avviata da Erdogan ha portato all’arresto di persone appartenenti a tutte le categorie. Non solo membri delle forze armate e di polizia, ma anche esponenti del mondo accademico, giornalistico e delle professioni. Lo stato d’emergenza proclamato non è ancora stato ritirato. Nel tentativo di rafforzare la sua leadership e sull’onda dello choc nazionale per il colpo di Stato fallito, l’Akp (partito di Erdogan) insieme ai nazionalisti ha presentato una riforma costituzionale per il presidenzialismo, poi promossa dagli elettori con il referendum confermativo svoltosi lo scorso 16 aprile. Durante la campagna elettorale il presidente turco ha ripetutamente accusato l’Unione europea e alcuni Paesi del vecchio continente (come Germania e Olanda) di ingerenze. Uno scontro che ha allontanato definitivamente Ankara dall’Ue.