TURCHIA, ERDOGAN: “GOVERNO IN 10 GIORNI O SI TORNA ALLE URNE”

 “Non sono nessuno per prorogare la formazione di una coalizione”: sono queste le parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, commentando l’avvicinarsi del 23 agosto, data entro la quale se ad Ankara non ci sarà un’alleanza in grado di governare si dovrà tornare alle urne. Erdogan, insomma, si è chiamato fuori, confermando indirettamente le accuse di Kemal Kilicdaroglu, capo dei socialdemocratici laici del Chp, il Partito Popolare Repubblicano, e leader dell’opposizione: Kilcdaroglu aveva puntato il dito contro Erdogan, colpevole, a suo avviso, di “fare di tutto per ostacolare la nascita di una coalizione e tornare alle urne”.

In effetti, per la prima volta negli ultimi tredici anni, l’Akp – Partito per la Giustizia e sviluppo del presidente turco – nelle elezioni del 7 giugno scorso ha perso la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Quando gli è stato chiesto se preferisse tornare a votare, Erdogan ha citato la Costituzione vigente: “L’articolo 116 parla chiaro, se non c’è un voto di fiducia entro 45 giorni il ritorno alle urne è inevitabile”, ha tagliato corto. Nel frattempo, però, proseguono le polemiche con le altre forze politiche, che accusano lo stesso presidente di voler far votare di nuovo il Paese al voto per recuperare la maggioranza perduta e cambiare così la Costituzione, ampliando i poteri esecutivi presidenziali.

Stando a fonti interne all’Akp, l’ordine di preferenza di quello che resta pur sempre il primo partito in Turchia sarebbe il seguente: elezioni anticipate, coalizione con i repubblicani del Chp e con i nazionalisti dell’Mhp. Per le elezioni anticipate ci sarebbe già una data ipotetica, il 22 novembre, una settimana dopo il vertice del G20 che si terrà proprio a Istanbul.

Kilcdaroglu però, avrebbe confidato ai suoi collaboratori che “l’Akp non ha nessuna intenzione di dare vita a una coalizione”. Alla proposta dei repubblicani di formarne una capace di governare e realizzare riforme, infatti, il partito di Erdogan avrebbe risposto ventilando un esecutivo transitorio che traghetti comunque il Paese a nuove elezioni. Tuttavia, stando sempre a fonti parlamentari riservate, sebbene in crescita “siamo ancora lontani da numeri che garantirebbero un governo formato da un solo partito, e una nuova consultazione potrebbe essere un azzardo”.