Trump Tower a Mosca, ora è un caso

Non è la prima volta, da quando è iniziata l'indagine sul Russiagate, che le imminenti rivelazioni di un ex stretto collaboratore del presidente Trump possano in qualche modo compromettere la sua carriera alla Casa Bianca. Detto ciò, le rivelazioni di Michael Cohen, ex legale di fiducia del Tycoon, si inseriscono nel contesto di dichiarazioni che, in qualche modo, potrebbero influire sull'indagine di Mueller, anche se non è chiaro (come non lo è mai stato) quanto davvero possano andare a far lo stesso sul presidente, finora apparso sempre piuttosto marginale alla vicenda. A ogni modo, Cohen ha accusato se stesso di aver mentito al Senato sul progetto di costruzione di una Trump Tower a Mosca, sostenendo (era il 2017) che i colloqui su questo piano si erano svolti solo fino al mese di gennaio del 2016. Un'informazione non vera, secondo quanto rivelato dallo stesso Cohen, poiché le discussioni sul tema proseguirono fino al mese di giugno dello stesso anno, ovvero quando andò in scena l'ormai famoso incontro fra l'entourage dell'allora candidato ed emissari russi per trattare, sembra, un presunto scambio di documentazione compromettente su Hillary Clinton.

La vicenda

E' in questo frangente che, sostanzialmente, si inserisce la rivelazione di Cohen, il quale si è detto nuovamente a totale disposizione del superprocuratore per collaborare sul caso delle presunte relazioni fra Mosca e l'entourage Trump. Il progetto della Trump Tower è finito lì dove era iniziato, senza essere mai nemmeno cominciato, forse proprio per via dell'approdo del Tycoon alla Casa Bianca: di mezzo c'era la Trump Organization, la quale si era fatta carico della realizzazione, da effettuare attraverso un progetto vincolante nel quale si sarebbe precisato che il nome “Trump” dovesse apparire nella scritta esterna. Il progetto, però, come spiegato dallo stesso presidente, era rimasto in fase embrionale e, infine, accantonato. Per questo, appresa la notizia, Trump ha immediatamente affidato ai social la sua contrarietà alle affermazioni dell'ex fedelissimo, spiegando che l'obiettivo di Cohen è quello di ottenere uno sconto di pena e, peraltro, in un momento di grave tensione.

Per la prima volta, dunque, potrebbero essere rivelati dettagli importanti sugli sforzi della Trump Organization per la realizzazione della torre ma, al fianco di Cohen, avrebbbe agito anche un'altra persona, al momento identificata come “ignoto n. 4”, con la quale l'ex legale avrebbe discusso sugli approcci da tentare affinché da Mosca arrivasse il vial libera alla costruzione. Ma (e questo sarebbe il pssaggio fonamentla) continuò a confrontarsi con il presidente Trump per più delle 3 volte dichiarate in commissione in Senato.