Trump si difende: “Mantenute le promesse”

Donald Trump prova a difendersi dalla tempesta abbattutasi sulla Casa Bianca dopo lo storico riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e l'annuncio del prossimo trasferimento nella Città Santa dell'ambasciata Usa. Gran parte della comunità internazionale, Onu in testa, ha infatti criticato la decisione dell'ex tycoon. Trump si è ancora una volta affidato a Twitter per giustificare la propria scelta. “Ho mantenuto la mia promessa elettorale – gli altri non lo hanno fatto” ha scritto in un post accompagnato da un video in cui compaiono gli ex presidenti Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama, e infine lo stesso Trump, mentre affermano che Gerusalemme è la capitale di Israele.

Incontro in bilico

Ma al di là delle giustificazioni di rito è indubbio che l'annuncio di Trump rischia non solo di far detonare la polveriera mediorientale ma anche di complicare le relazioni diplomatiche americane nella regione. Di fatto Washington può perdere il ruolo di leadership nell'ambito del processo di pace, a vantaggio della Russia di Putin o dell'Unione Europea. Il tutto a poco più di una settimana dall'incontro in programma fra il vicepresidente Usa, Mike Pence, e il leader dell'Anp, Abu Mazen che ora rischia di saltare. Jibril Rajoub, uno degli uomini di punta di Fatah, il partito di Abbas, ha detto che Pence “non è il benvenuto in Palestina” e che l'incontro con il presidente palestinese previsto il 19 dicembre “non ci sarà“. Ma fonti Usa, citate dalla Bbc ripresa dai media israeliani, hanno ammonito i palestinesi “a non far saltare l'incontro“.

Clima teso

In Medio Oriente, intanto, la tensione si taglia col coltello. Le forze israeliane sono in alto allarme per possibili disordini e scontri oggi al termine delle preghiere del venerdì sulla Spianata delle Moschee e in Cisgiordania per il terzo “Giorno di rabbia” indetto da Hamas. La polizia – hanno ricordato i media – ha schierato ingenti forze a Gerusalemme, ma al momento non ha previsto alcuna restrizione all'accesso dei fedeli musulmani alla Spianata, come è accaduto in altre occasioni simili. Anche l'esercito ha rinforzato la sua presenza in tutta la Cisgiordania. 

Preoccupazione

Il presidente francese, Emmanuel Macron, aprendo una riunione sul Libano a Parigi, ha lanciato un nuovo appello alla “calma” e alla “responsabilità” Il governo somalo, da parte sua, dice di seguire da vicino con preoccupazione la “pericolosa” decisione di Trump. “Chiediamo al governo degli Stati Uniti di riconsiderare seriamente i rischi che la sua decisione potrebbe comportare sul futuro del Medio Oriente e del mondo in generale”, ha dichiarato in una nota il ministero degli Esteri di Mogadiscio. Il documento lancia un appello agli arabi, ai musulmani e alle altre nazioni perché raddoppino gli sforzi mirati a trovare una soluzione alla questione palestinese per porre fine alla crisi nell'area. “Il governo e il popolo somalo – afferma ancora il comunicato – sono pronti a sostenere la lotta della Palestina per i suoi diritti”.