Trump, richiamo ai leader Nato

Nessun aumento della spesa per la Difesa e, di conseguenza, arriva il richiamo all'ordine del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il Tycoon, a nemmeno 7 giorni dal summit Nato di Bruxelles, scalda il terreno del dibattito alzando i toni contro diversi Paesi dell'Alleanza atlantica, fra i quali Norvegia, Belgio, Germania e Canada, a cui rimprovera il fallimento degli obblighi di sicurezza previsti dall'Alleanza. Secondo il presidente, “la pazienza degli Stati Uniti sta per finire” e, dopo un G7 complicato come quello di Charlevoix, anche il vertice sul suolo europeo si preannuncia piuttosto caldo, senza considerare che fra pochi giorni Trump si ritroverà faccia a faccia anche con Putin a Helsinki.

Affondo sulla Germania

Particolarmente critico, il presidente lo è stato nei confronti della Germania, nello specifico ad Angela Merkel, alla quale ha ricordato nella missiva di 'richiamo' che “dalla visita ad aprile, negli Stati Uniti c'è una crescente frustrazione poiché alcuni alleati non hanno intensificato come promesso”, come spiegato dal 'New York Times'. Secondo quanto riportato dal quotidiano newyorkese, il quale ha pubblicato alcuni estratti della lettera indirizzata alla cancelliera, Trump avrebbe rincarato la dose affermando che “il continuo deficit tedesco in fatto di Difesa, mina la sicurezza dell'alleanza e fornisce un pretesto ad altri alleati che non intendono a loro volta rispettare i loro impegni di spesa militare”. E, in un passaggio particolarmente critico, ha lanciato una frecciata a Merkel, perchè “altri ti vedono come un modello di comportamento”.

Richiamo all'ordine

Va da sè che, specie a poche settimane dalla conculsione di un G7 non certo idilliaco per la questione dazi, le esternazioni di Trump non facciano bene ai rapporti tra Washington e Berlino. Ma la sua tirata d'orecchie il Tycoon l'ha fatta allo stesso modo anche al vicino primo ministro canadese, Justin Trudeau, un altro con cui le relazioni hanno subito una forte frenata, e a quello norvegese, Erna Solberg, ai quali ha ricordato di comprendere la “pressione politica interna” esercitata dagli oppositori di aumentare le spese militari, sottolineando di aver speso “un considerevole capitale politico per aumentare le nostre spese militari”. Il che, in sostanza, significa quanto già affermato in precedenza dal presidente: che le spese per la Difesa cadono, secondo il Tycoon, perlopiù sugli Usa, in quanto gli altri alleati contravvengono a quanto stabilito in Galles nel 2014: il 2% del Pil da investire nelle suddette spese per la sicurezza.