Trump, ok alla pubblicazione del memo sull'Fbi

All'inizio era solo un'ipotesi, ora è una possibilità concreta, quasi una certezza: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, pare si sia convinto della necessità di pubblicare il misterioso memo stilato dalla Commissione Intelligence della Camera, guidata dal repubblicano Devin Nunes, nel quale sarebbero riportati i presunti abusi commessi dall'Fbi durante le presidenziali i quali, in sostanza, avrebbero portato all'avvio dell'indagine sul Russiagate. L'avversione del bureau e del Ministero della Giustizia sono ben note, e lo erano anche prima: tuttavia, il Tycoon sembrerebbe deciso a rendere pubblico ciò che finora era segreto per capire se, effettivamente, vi sia traccia di collusione fra l'entourage della sua campagna elettorale e gli esponenti del Cremlino.

Scenari controversi

Secondo la Commissine, l'Fbi avrebbe utilizzato un dossier controverso, quello stilato dall'ex spia britannica Christopher Steele (pagato dai democratici), per ottenere il diritto di sorveglianza sullo staff di Trump durante le presidenziali. Un aspetto sul quale, ora, il Grand old party sta premendo per gettare l'ombra del discredito sull'intera indagine del Russiagate, tentando di rivelarne i presunti piedi d'argilla. La possibilità di pubblicazione del memo, che verrà decisa nelle prossime ore in modo ufficiale, ha già creato attrito fra il presidente e il direttore del buerau, Christopher Wray, scelto dallo stesso Tycoon e con lui già in aperta polemica per la vicenda del vicedirettore Andrew McCabe, culminata con le sue dimissioni. Le sue “obiezioni pretestuose”, come definite da Nunes, sono state sostenute anche dai democratici Nancy Pelosi e Chuck Schumer, i quali hanno sostenuto come sia “in gioco l'integrità del Congresso”.

Qualora il memo fosse pubblicato, si consumerebbe lo scontro più aspro fra Trump e l'Fbi dopo il licenziamento dell'ex direttore Comey. Tra volontà di far chiarezza (specie dopo l'uscita del volume 'Fire and Fury') e rischio paventato per la sicurezza nazionale, la partita fra presidente e Intelligence si gioca sul filo del rasoio e, nuovamente, mette in evidenza il contrasto fra Casa Bianca e organi di sicurezza: rapporti già vacillanti che, con la divulgazione, potrebbero rompersi del tutto.