Trump: “Non sono intelligente, sono un genio!”

Mentre continua a imperversare la polemica su libro di Wolff “Fire and Fury” che accusa Donald Trump, nuovi guai in vista per il presidente americano a causa dell'inchiesta della Sec, il corrispondente della Consob italiana, su una delle società del genero Kushner.

Trump ha replicato a modo suo alle accuse contenute nel libro di Michael Wolff e su Twitter attacca: “Non sono intelligente, sono un genio!“. Il presidente ha proseguito: “Ora che la storia della collusione con la Russia, dopo un anno di intense ricerche, si è rivelata una bufala totale, i democratici e i loro tirapiedi, i media produttori di 'fake news', hanno tirato fuori il manuale Ronald Reagan e sbraitano sulla stabilità mentale e l'intelligenza”. “In realtà per tutta la mia vita le mie qualità migliori sono state la stabilità mentale ed essere veramente intelligente – ha aggiunto Trump – Anche 'Hillary la corrotta' ha provato a giocare queste carte e come tutti avete notato, le si sono bruciate tra le mani… Sono passato dall'essere un imprenditore di successo, a una star della tv a presidente degli Stati Uniti (al primo tentativo). Credo che questo mi caratterizzi non come un uomo intelligente, ma come un genio. E un genio molto stabile!”.

Intanto la Sec, la commissione Usa preposta alla vigilanza della borsa, sta indagando la società immobiliare di Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, per il suo uso del programma di investimento legato ai visti Eb-5, che offre la “green card” ad aspiranti immigrati che investono almeno 500.000 dollari in certi settori economici creando almeno 10 posti di lavoro. Lo scrive il Wall Street Journal. La maggioranza di questi visti va a paperoni cinesi. Lo scorso maggio la società di Kushner aveva ricevuto dalla Sec l'ordine di fornire informazioni sull'uso del programma, parallelamente a quello dei procuratori federali di New York, riguardante almeno un progetto specifico: la costruzione di due torri gemelle di 66 piani a Jersey City (New York), denominato “One Journal Square”. Le intimazioni erano arrivate dopo che la compagnia di Kushner aveva attirato l'attenzione per la sua campagna a Pechino e a Shangai per trovare investitori cinesi, ventilando la possibilità di ottenere la green card ad almeno 300 individui che avrebbero messo a disposizione 500.000 dollari nel progetto.