Trump e Putin, stretta di mano
a Da Nang

Si è ridotto a una semplice e rapida stretta di mano l'atteso incontro fra Donald Trump e Vladimir Putin. I due capi di Stato, entrambi presenti al summit Apce svoltosi a Da Nang, in Vientam, erano stati al centro di alcune voci di corridoio che avevano messo in piedi l'ipotesi di un mini-vertice a due a margine dei lavori dell'assemblea. Eventualità affermata da un esponente del Cremlino, Yuri Ushakov, poi smentita dalla Casa Bianca e, infine, tradottasi in un brevissimo scambio di battute fra i due al momento della foto ufficiale. Nessun faccia a faccia, dunque, come annunciato peraltro dalla portavoce dalla Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, al momento dell'arrivo di Trump in Vietnam. A ogni modo, pure tralasciando il colloquio privato con Putin (sul quale tuttavia persiste ancora qualche speranza di svolgimento, magari nelle Filippine), la quarta tappa del tour asiatico del presidente statunitense si è incentrata, come previsto, sul tema della nuclearizzazione del Corea del Nord e sui presupposti da instaurare per i futuri rapporti commerciali con i Paesi del Sud-Est asiatico.

Trump: “Basta accordi svantaggiosi”

Sul programma nucleare del regime di Pyongyang, il Tycoon ha ribadito la linea dura nei confronti degli eccessi di Kim dichiarando come non sia possibile “restare ostaggio delle fantasie contorte di un dittatore di conquista violenta e di ricatto nucleare”. Durante il suo discorso, inoltre, il presidente ha spiegato che “per ogni passo che il regime nordcoreano fa verso più armi, è uno verso un pericolo sempre più grande”, invitando le nazioni civilizzate a “muoversi insieme” per estromettere dalla società terrorismo ed estremismo. Dal palco di Da Nang, perciò, Trump ha confermato quanto già emerso dall'incontro con Moon Jae-in di qualche giorno fa, mantenendo la via di una diplomazia rafforzata dalla presenza di un supporto militare consistente. Altrettanto schietto sul tema del commercio con i Paesi di quest'area geografica: “Non possiamo più tollerare e non tollereremo più barriere commerciali e pratiche inique. Nessuno si prenderà vantaggi sul commercio con noi, metterò sempre davanti l'America con negoziati”. Sulle future relazioni commerciali, però, resta la linea dell'apertura “sempre su base bilaterale con chi vorrà”.

Eredità asiatiche

Insomma, mentre a Washington prosegue l'inchiesta sul Russiagate (la quale ha appena visto il coinvolgimento di uno dei consiglieri “top” dello staff presidenziale, Stephen Miller), Trump si appresta a concludere un viaggio intercontinentale (ultima tappa nelle Filippine) che ha sostanzialmente confermato gli scenari pensati alla vigilia della partenza. Il tema coreano resterà cruciale non solo per la stabilità mondiale ma anche per i futuri rapporti geopolitici fra gli Stati Uniti e i Paesi asiatici: sia in Giappone (Stato amico) che in Vietnam (dove il presidente ha incontrato alcuni reduci di guerra), il Tycoon ha posto l'accento sui fondamenti imprescindibili che dovranno persistere per partnership commerciali che siano positive. O comunque diverse da quelle instaurate da chi lo ha preceduto.